Recensione: A gate through the past

Di Gaetano Loffredo - 8 Novembre 2002 - 0:00
A gate through the past
Band: Holy Knights
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
40

Un dialogo evocativo tra un padre guerriero e la propria figlia sulle note sinfoniche di March of brave Knights è il preludio di A Gate through the past, platter prodotto dai nostrani Holy Knights e completato da Mika Jussila nei famosi Finnvox Studios siti in Helsinki, Finlandia.
Il power proposto non si distacca di una virgola da quello sentito e risentito in Legendary Tales dei ben più conosciuti Rhapsody e l’impatto non è decisamente dei migliori constatando il vero e proprio plagio a danno della band di Turilli & Co.
Questa volta non si tratta del solito gruppo che prova a ricalcare il tragitto segnato dalla band triestina, ma già durante l’ascolto della opener Sir Percival ci si accorge che suoni, stacchi, attacchi, assoli, cambi di marcia, refrain, chorus ed addirittura parti vocali sono in tutto e per tutto riproposte in copia fedelissima.
Lord of nightmares addirittura mi lascia attonito facendomi tornare alla mente brani quali Flames of revenge, Warrior of ice, Lord of the thunder tutti appassionatamente in un miscuglio sonoro generale.
La distensiva The revival of the black demon affievolisce per 57 secondi la mia inquietudine nei confronti di questo lavoro, attimi che bastano appena per permettermi di seguire in modo attento e lucido la title track Gate thruough the past che perlomeno si distacca in qualche modo dal cliché ormai usurpato fino ahimè al minuto quarto (secondo più secondo meno), dove un attacco di chitarra elettrica ad eseguire uno stralcio famosissimo di musica classica fa perdere in me le speranze di riuscire finalmente ad udire qualcosa di personale.
La successiva Love against the power of evil, come potrete intuire dal banalissimo titolo, rappresenta la prima ballad dell’album che fortunatamente raggiunge la sufficienza, nonostante una linea melodica trita e ritrita, in quanto piacevole nel suo incedere.

Siamo quindi all’esatta metà del full-lenght che basta ed avanza per trarre conclusioni decisive seppur il lavoro in fase di produzione sia tutt’altro che scadente (i finnvox non sono uno studio raggiungibile da qualsiasi band) e le discrete caratteristiche tecniche degli elementi che compongono gli Holy Knights.
Non vi tolgo comunque il “piacere” di terminare la lettura sulla descrizione della seconda parte che inizia nel peggiore dei modi: Rondeau in A Minor (ai più attenti ricorderà qualcosa inerente allo stesso anno), 34 insipidi secondi di strumentale classico.
Quest of heroes part 1 e 2 alternano velocità la prima e lentezza la seconda così tanto ininfluenti e scontate da costringermi a saltarle fin dal secondo ascolto a favore di The promise che scala l’ulteriore vetta sonora già edita raggiungendo l’apice dell’imitazione fin qui mal riuscita.
La ritmata Under the light of the moon (Under the moonlight non piaceva proprio?) non basta di certo ad aumentare di qualche punticino la scarsa media raggiunta fino ad ora dai nostrani cavalieri sacri e finalmente raggiungo la tanto agognata outro dal nome When the rest let down ove, il padre guerriero citato nella prima riga chiude dietro le sue spalle una porta cigolante; porta che chiudo anche io in fretta e furia tentando di cancellare dalla mia mente questo lavoro (a gate through the past) e catalogandolo, per ora, come un infelice ricordo del passato.

Gaetano “Knightrider” Loffredo

Tracklist:

1.March of brave knights
2.Sir Percival (Immortal knights)
3.Lord of nightmares
4.The revival of the black demon
5.Gate through the past
6.Love against the power of evil
7.Rondeau in a minor
8.Quest of heroes – pt 1
9.Quest of heroes – pt 2
10.The promise
11.Under the light of the moon
12.When the rest let down

Ultimi album di Holy Knights