Recensione: A II R
L’omonimo debutto discografico strumentale dei romani A II R ha fatto centro.
Altrimenti non poteva essere, quando dietro agli strumenti operano musicisti di elevato livello tecnico oltre che dotati di ottimo gusto musicale.
Quello che il combo romano propone è un bell’incontro di generi musicali che vanno dall’heavy, al rock, ma che non di rado entrano in contatto con comparti ritmici fusion che elevano ulteriormente il profilo già di per se molto ricercato.
Un assaggio in tal senso lo aveva offerto la scorsa primavera “There’s Hope” del chitarrista nostrano Marco Sfogli. Come nel caso appena citato, anche qui, il background culturale che ha sostenuto le ispirazioni di Pietrosanti e compagni, è da ricercarsi con certezza in quello che Satriani ha prodotto nel decennio che va da “The Extremist” a “Engines of Creation”, ovvero in quelle melodie introspettive mai esagerate, nelle spirali arabeggianti di un sound che ha segnato un’era del rock chitarristico, nonché in quelle ritmiche ben strutturate che hanno identificato uno dei momenti migliori della carriera dell’axeman statunitense.
In prima battuta quei mood vengono rievocati grazie alle parti lente e distese dei soli del chitarrista, agli azzeccati riff, alle magnetiche soluzioni emozionali dei pezzi più lenti. Il tutto opera in alternanza al groove rock ben scandito dalla dinamicità esecutiva del battertista Roberto Pirami, costantemente puntuale nell’interpretare i cambi di tempo e nel mettere l’accento sul carattere più significativo della composizione.
Bellissimi gli assoli proposti, da “pelle d’oca” quelli più passionali che stuzzicano anche la memoria legata a certe melodie del ‘Petrucci moderno’. Ottimi gli arrangiamenti, sempre vari e propositivi di svariate soluzioni armoniche e tecniche.
Ma sono anche altri i maestri a far capolino nelle composizioni. Si ascoltino ad esempio ‘Lifetime’ e ‘Sunrise’, i cui giocosi soli, richiamano con incisività il folklore rock dello Steve Morse di “StressFest”, piuttosto che quello progressivo di Steve Howe.
Relativamente a quest’ultimo, orecchio attento coglierà, infatti, un certo gusto progressivo nei brani, spesso sottolineato da un orientamento compositivo che vuole imprimere al disco un sapore più emozionale e melodico invece che intenso, impattante e ipertecnico. Non che il gruppo non fosse in grado di farlo ma, semplicemente, questa è l’identità che i tre hanno probabilmente voluto conferire a questo omonimo debutto discografico.
Le armonie sono supportate da uno sforzo ritmico distinto e mai eccessivo; mai viene scavalcato uno strumento a favore dell’altro.
Roberto Fasciani ha assimilato perfettamente quanto di più buono hanno concepito e predisposto in passato i vari Stuart Hamm (per le ritmiche più melodiche), piuttosto che Matt Bissonette (per le sezioni tecnicamente più complesse). Il risultato finale è un amalgama ben equilibrato di armonie, tecniche e stili indovinati.
A II R è senza dubbio uno dei dischi strumentali più interessanti usciti negli ultimi 5 anni, un disco maturo, sopra la media qualitativa di centinaia di produzioni estere ben più osannate.
L’unica pecca è una produzione poco limpida che non lascia trasparire appieno la purezza dei suoni.
Consiglio vivamente agli amanti della buona musica di accedere alla pagina MySpace di questo trio nostrano e di corrispondere ai musicisti, i quattro denari dovuti (spesi davvero bene!) per acquistarne il disco: sinceramente se lo meritano!
Dopo Marco Sfogli ecco a voi gli A II R.
E siamo a due. Rimanendo in attesa del prossimo album, porgo sentiti complimenti.
Chi è il prossimo?
Tracklist:
01 Winter Nights
02 Lost in You
03 Aum
04 Psycho
05 Reflection
06 Prism
07 Life time
08 Sunrise
Line Up:
Andrea Pietrosanti: Chitarre
Roberto Fasciani: Basso ed effettistica
Roberto Pirami: Batteria