Recensione: A Life Beyond The Shades Of Time
Philipp Gnos – Vocals & Guitar
Katarina Kremarova – Female Vocals
Roland Hunry – Guitar
Mikko Wiederkehr – Bass
Rainer Stussi – Drums
Tilia Schneider – Keyboard
Zorka Ciklaminy – Violoncello
Cadere nel banale è il minimo che possa succedere quando si pensa troppo alla forma e troppo poco al contenuto. Entro in contatto di un album ben prodotto sia dal punto di vista sonoro che visivo, infatti non posso negare che i lavori in corso effettuati ai Newsound Studio svizzeri nel settembre 2002 abbiano dato dei risultati apprezzabili nella ricerca della migliore qualità audio e non manca neanche un booklet degno di rispetto, ma tutto il resto è ciò che manca. Questo giovane gruppo infatti si presenta con una formazione a sei con l’aggiunta di un violoncellista e propone uno scarno incrocio fra le influenze gotiche e quelle black metal, ma manca proprio una solida base alla musica registrata: voce femminile e pianoforte a non finire, ma anche riff triti e ritriti insieme ad un’esecuzione ritmica che soddisfa davvero poco, per un sound complessivo che abbiamo già avuto l’opportunità di conoscere in numerose release precedenti sicuramente molto più promettenti di quella che vi sto presentando. Anche in cuffia sembra difficile prestare un attento ascolto al contenuto di questo album che dura poco meno di 40 minuti, certo perchè le nove tracce sono tutte molto fragili nell’attirare l’attenzione di chi ascolta ed è per questo che la mente stacca spesso la spina per pensare ai fatti propri durante interminabili riff uguali che portano quasi sempre a conclusioni pressocchè scontate dove le tastiere diventano padrone. Certo non è semplice gestire l’attività di sei strumenti e due voci, ma secondo il mio modesto parere il gruppo avrebbe dovuto occuparsi prima di tutto di costruire una solido discorso compositivo mediante chitarre e sezione ritmica, e solo in seguito aggiungere il suono ammaliante degli strumenti ad arco, qui invece il disco finisce in partenza perchè prosegue nella speranza che violoncello e tastiere possano in qualche ristabilire le sorti di un songwriting davvero insufficiente. Solo la settima traccia infatti sembra dimostrare un minimo di coscienza artistica all’interno del gruppo, un gruppo che sembra ispirato ai Throes Of Dawn dell’ultimo periodo da una parte e a Lacrimosa, Tristania e Haggard dall’altra, ma c’è ancora tanta strada da fare questo è poco ma sicuro. Stiamo a vedere!
Andrea’Onirica’Perdichizzi
TrackList:
01. November – Thy Weakness
02. The Unbounded Misfortune
03. Grotesque Misery
04. Dead Soul Embrace
05. Silent Voices (instrumental)
06. Only The Rain
07. Lay Down
08. Graveyard Birds
09. Sun And Moon Eclipse