Recensione: A Means To Know End
Epico, potente, tecnico. Ecco in tre parole il terzo disco degli Õřdêř Õf Ňiňê, band statunitense che oltre a fare indigestioni di segni diacritici deve aver fatto anche scorpacciata di US power di qualità: primi Queensrÿche, Iced Earth e Jag Panzer su tutti. Una preparazione individuale sopra la media e una totale dedizione alla causa hanno permesso di dar forma a un disco poderoso, autorevole e senza compromessi.
I quarantadue minuti di ‘A Means To Know End’ insistono con incrollabile caparbietà su un heavy metal fatto di muscoli e acciaio, che sa tentare qualcosa di avvincente dal punto di vista tecnico senza perdersi in digressioni dispersive, sempre concentrato sulla concretezza e sull’efficacia del riffing. Protagonista fin dall’inizio la coppia d’asce Haggerty/Pollick, eccellenti tanto nella fase solistica quanto in quella ritmica, autentica colonna portante delle composizioni. Una grande prova da parte di Michael DeGrena al microfono eleva ulteriormente la qualità dei singoli brani, di durata ragionevolmente contenuta fra i tre e i cinque minuti. Il suo timbro pieno e potente – per così dire molto americano – sa salire anche verso note impegnative senza cedere alla tentazione del falsetto né perdere di vista il lato interpretativo. In una tracklist comunque molto omogenea riescono a emergere l’epica title track, la drammatica ‘Devoutee’ (impreziosita da un bel solo di chitarra spagnola) e la combo ‘Gods Of War’/‘Ninth Knight’ all’insegna di oscurità e potenza. Ma ogni pezzo ha qualcosa da dire, e ciascuno potrà nel tempo trovare facilmente i propri favoriti.
Poco da aggiungere e molto da ascoltare per la terza uscita del combo americano, artefice di un disco fuori moda, intransigente e fedele a se stesso dalla prima all’ultima nota. Rifuggendo le melodie facili gli Õřdêř Õf Ňiňê riscoprono un modo di suonare heavy metal schietto e ortodosso, che fra riminescenze epic e accenni proto-prog richiama alla mente i grandi del metal americano di una volta. Un album il cui unico limite (e per qualcuno il più grande pregio) sta nel non aggiungere nulla rispetto a quanto già detto da una scena troppo spesso dimenticata. Per tutti i nostalgici del power a stelle e strisce, e per coloro che hanno voglia di un disco che non si lasci esaurire in una manciata di ascolti.
Riccardo Angelini
Tracklist:
1. Single Shot
2. A Means To Know End
3. Devotee
4. In The Know
5. An Offered Hand
6. Ghost Of Memories
7. Gods At War
8. Ninth Knight
9. Show No Remorse
10. Last Dance