Recensione: A Modicum Of Truth
Sludge atmosferico: un’etichetta che spesso significa poco di fronte a un solo nome, che dovrebbe fungere da faro per questo genere (o presunto tale), quello dei Neurosis. I tedeschi Tephra non hanno nessuna intenzione di nascondere i propri maestri del resto, e con A modicum of truth sviscerano a fondo tutto il loro amore per la band di Oakland, riuscendo comunque a darne una versione toccante e personale, svincolandosi dalle varie interpretazioni date al suono sludge negli ultimi anni.
Lontani infatti dalla pura atmosfera (spesso troppo diluita) dei Callisto, come del resto dalla mostruosa vena pseudo-doom dei Cult Of Luna, la band germanica – che vede all’opera uno dei membri principali dei The Ocean, il cantante/chitarrista Ercüment Kasalar – si lascia scivolare su un suono fangoso ma anche ritmato, invernale ma anche energico, capace di quella vitalità che al filone serve per non affondare nelle limacciose paludi della noia.
Chitarristici quanto basta, i Tephra sanno tenere vivo l’interesse dell’ascoltatore con costruzioni complesse e dilatate, che riescono comunque a mantenere vive le basi: riff doomy, una voce rugginosa, figlia del connubio tra hardcore e industrial alla Red Harvest, un drumming vivace e trascinante. Brani come la lunghissima e varia Crossways la dicono lunga sulle capacità compositive della band, matura già al secondo album e capace di tenere il passo con gli esponenti del genere più famosi (mostri sacri succitati esclusi, ovviamente): un tessuto ritmico che si svolge per nove minuti come un’anaconda, arrangiamenti semi-acustici e tanta atmosfera crepuscolare, a fare da controbilanciare all’urlo di Kasalar.
La totale mancanza di assoli di chitarra è un altro trademark del genere e i Tephra lo rispettano in pieno, arrivando a volte a ricordare persino (ma mi rendo conto di quanto sia soggettiva questa impressione) il tocco compositivo dei The Gathering di una volta, quelli del vibrante gioiello Mandylion.
A modicum of truth è quindi uno di quei dischi da considerare nel complesso, ad ogni modo, e che ad ogni nota regala qualcosa: pause di riflessione necessarie per una musica che va sempre più veloce,scivolando via spesso troppo in fretta. Non ancora indispensabili, forse, ma toccanti e sinceri.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Apollo 01:52
2. Big Black Mountain 04:02
3. Changes 08:36
4. A Modicum of Truth 01:10
5. Until the End 08:32
6. Rivers Eyes 09:59
7. Crossways 09:12
8. Wolves Chamber 00:35
9. Clearance 04:22
10. Lost One 06:57
11. In the Valley 12:50