Recensione: A New Dawn
Qualche anno fa mi capitò per le mani “Dreaming a New World”, primo disco degli ArseA, metal band viterbese che già in quel momento lasciò presagire un percorso artistico di notevole interesse. Lo stile e la qualità del songwriting, costantemente improntata su un approccio melodico nonché progressivo, avevano lasciato intendere che dietro agli strumenti ci fossero dei ragazzi con tante idee ed altrettanto entusiasmo. Al tempo riscontrammo alcune pecche, sopratutto a livello di produzione, ma nel complesso l’esordio fu ampiamente apprezzato.
Oggi i Nostri si rifanno avanti, prepotentemente, con un disco ricco di idee e di spessore: “A New Dawn”. La seconda fatica discografica della carriera propone un heavy metal melodico, ideato ed organizzato con classe e raffinatezza. L’uso della melodia, un parco brani di tutto rispetto in cui ogni pezzo è ben definito da una propria personalità ed arrangiamenti in grado di completare le emozioni trasmesse dall’atmosfera intensa del disco, sono i capisaldi di un lavoro in studio di alto livello, di ricercata fattura. Non si tratta a mio parere del solito e scontato progressive metal tanto in voga oggigiorno, né tantomeno degli intricati approcci compositivi che molti utilizzano per apparire sempre più unici. Gli ArseA generano una musica fruibile, diretta senza che venga meno quel tipo di struttura in grado di far amare la loro musica anche ai palati più fini, a quelli che afferranno dallo scorrere dei brani quelle eleganze tipiche di chi con la musica ha un rapporto privilegiato.
La ricerca melodica è forse uno degli sforzi più apprezzati. Spesso si ascoltano (sopratutto in ambito AOR o nel metal melodico ‘moderno’) band e musicisti che forzano la ricercatezza melodica ‘per piacere ai più’. Il risultato, non di rado, risulta davvero patetico e lascia la sensazione di una forzatura sterile per ispirazione e passione. Quello che m’ha particolamente colpito in “A New Dawn” è il contrario ovvero una scorrevolezza melodica davvero piacevole, figlia di menti allineate su un medesimo obiettivo che, grazie anche alle notevole abilità tecniche dei musicisti in questione, è emersa brillantemente dalle trame dell’aspetto compositivo.
Come già accennato, risultano davvero notevoli le capacità tecniche dei singoli che, senza esagerazione od ostentazione alcuna, riescono a rivelarsi in forma essenziale, orientata alla realizzazione dell’anima di questi nove brani. Particolar menzione merita la prova vocale di Matteo Peluffo, interprete passionale dotato di una timbrica davvero piacevole all’ascolto. Degne di nota anche le prestazioni del batterista Riccardo Curti e del tastierista Ivan Fusco… senza nulla togliere, ovviamente, agli strumentisti alle corde. Bravi davvero.
Pulita e potente la produzione (ad opera dell’interessante Simone Angelini degli Musica Studios Help Recorded), riesce finalmente a rendere onore ad un disco in grado di competere sotto tutti i profili in ambito europeo, panorama già assaporato dalla band in occasione della partecipazione ad importanti festival estivi che l’hanno anche portata sul prestigioso main stage del Metadays, a Tolmino, in Slovenia. Per completezza, il disco è stato missato e masterizzato da Mauro Munzi (Dhamm).
Ormai la prima pietra miliare di una (potenziale) brillante carriera musicale è stata posata. Gli ArseA appaiono al momento una delle più significative e valide realtà italiane in ambito ‘heavy metal tecnico’. Il destino è ora in mano a loro; mai tanto come oggi possiamo davvero augurarci e sperare che band di questo spessore rendano onore ad una scena italiana costellata di realtà valide che, troppo spesso, restano relegate nell’oblio dell’undergrond. Per loro, una nuova alba piena di speranza ed entuasiasmo, è di fatto iniziata. A noi, non ci resta che farci illuminare.
Nicola Furlan
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