Recensione: A New Era Of Corruption
Già da un po’ si respirava nell’aria la voglia delle migliori death-band (Immolation in primis) di dimostrare la propria aggressività non più con la velocità delle ritmiche ma bensì con la pressione del suono e l’elaborazione certosina dei riff delle sei corde. In sostanza, la dimostrazione di brutalità sonora pare si sta definitivamente spostando dalle «gare a chi mette più BPM in un minuto», a veri esercizi di resistenza alle più vertiginose compressioni atmosferiche. Bene o male, molti batteristi si sono spinti, raggiungendoli, i limiti umani inerenti alla resistenza alle alte frequenze; mentre rimane ancora da esplorare la capacità di produrre, con strumenti, voce ed elettronica, onde sonore sempre più energetiche, sempre più possenti. In tal senso ci sono già stati tentativi di sperimentazione – Sunn O))) – , ma è adesso che, in concreto, gli stilemi di base del death sono fusi a quelli del drum ‘n‘ bass, genere ben lontano dal metal. Fra i gruppi che ultimamente si sono mossi in questa direzione, ci sono gli Oceano, gli Your Demise, gli As I Lay Dying e, nel caso specifico, i Whitechapel. Questa nuova ondata di «deep death» credo che risponda meglio – rispetto all’«hyper speed death» – alla domanda: «come posso fare per essere il più potente e contemporaneamente il più estremo possibile?». Non è facile descrivere queste sensazioni puramente astratte con delle parole: un esempio informatico potrebbe aiutare a chiarire le idee. Per aumentare le prestazioni dei PC, invece di aumentare all’infinito le velocità di clock dei processori, gli ingegneri hanno ben pensato di bloccarne le frequenze, e di sdoppiare i processori medesimi, che lavorano all’unisono con funzioni specifiche. Allo stesso modo, la musica «troppo» veloce perde inevitabilmente potenza (molte band lo testimoniano, ma per non fare figli e figliastri non le menziono), con conseguente sfilacciamento della potenza medesima. Meglio quindi rallentare e approfondire, rendendo più spesso possibile il suono. Non dimenticandosi, in ultimo, che per non uscire dalle giuste coordinate stilistiche, i blast beats sono ingredienti comunque immancabili.
Questo – lo ammetto – pesante cappellaccio è però necessario, a mio parere, per descrivere di che natura sia il lievito fecondante che ha generato “A New Era Of Corruption”, terzo full-length dei ragazzi di Knoxville.
Oltre al lievito di cui sopra, il platter è cresciuto, anche, con robuste iniezioni di cyber-ambient, giusto per colorare il mood del disco con tinte buie, oscure; foriere di un (probabile?) futuro nel quale regna la notte eterna, popolata – come suggerisce la copertina – da organismi biocibernetici.
A questo punto credo che si sia materializzato, nelle menti di chi legge, l’incredibile sound del sestetto che, al momento, per chi vi scrive, rappresenta la massima rappresentazione del death «così come dovrebbe essere» nella seconda decade del terzo millennio. Fondamentale il fatto che l’approccio agli strumenti sia filosoficamente impostato sulla ricerca della massima tecnica possibile. Solo così Phil Bozeman e compagni possono tradurre in musica le debordanti idee che circolano nelle loro teste. Idee che si concretano nel raggiungimento di uno stile personale e di una varietà delle canzoni costantemente collegate al cuore pulsante che genera lo stile stesso. I brani hanno tutti anime diverse, costantemente connesse allo stile, unico (altro esempio per rendere meno ostico il concetto: i Borg di “Star Trek: The Next Generation”).
È chiaro che occorre una dedizione speciale nell’affrontare l’album. Sono talmente tante, le informazioni in esso contenute, che solo e soltanto dopo ripetuti ascolti si riesce a trovare il corretto orientamento per proseguire senza tentennare lungo il cammino che parte con “Devolver” e termina con “Single File To Dehumanization”. A proposito di canzoni, in ciascuna c’è qualcosa da evidenziare in positivo. Mettersi a fare una descrizione piece by piece oltre che ad annoiare, toglierebbe il gusto, all’acquirente del CD, di scoprire da solo i passaggi più riusciti. Non manca nulla, in ogni caso: growl gutturale e scram isterico nella brutale “Breeding Violence”, accelerata, rallentata, e compressa dall’orda d’urto prodotta da chitarre, basso e grancassa. Rifferama immenso (i chitarristi sono tre, che in ogni caso non è l’unica spiegazione alla bontà del guitarwork) in “The Darkest Day Of Man” e in “Prayer Of Mockery“; rifferama studiato e assemblato con cura maniacale da Wade, Savage e Householder riff su riff, non lasciando nulla al caso. Nemmeno nelle parti soliste, mai banali. Drammatica melodia in “Reprogrammed To Hate”, con che è dimostrata, anche, la capacità di armonizzare la cattiveria del sound. Profondità emotiva e bordate soniche da abbattere un edificio si fondono nell’incipit di “End Of Flesh”, terribile mazzata da caos ipnotico, inframmezzata, anche, da parti acustiche (sic!). Ritmo sciolto, sicuro e vario per “Murder Sermon”, palestra per i robusti gorgoglii di Bozeman (ripetuti in “Necromechanical”).
Dal punto di vista compositivo, esecutivo, produttivo “A New Era Of Corruption” non presenta alcun punto debole. L’album è «avanti» rispetto alla media delle proposte odierne in ambito death; per le tante soluzioni sperimentate che potrebbero, fra breve, diventare regola per il nuovo scatto evoluzionistico del genere. Solo i gusti personali di ciascuno di noi potranno divergere in qualcosa, ma l’oggettività critica impone all’album un ottimo, e forse qualcosa di più, valore globale. Raccomandazione del Dottore: avere pazienza e ascoltare a lungo, ripetutamente e con concentrazione il lavoro. Solo così ci si potrà allenare per resistere al mostruoso impatto che si deve sopportare per passare indenni da ogni brano, per poi spalancare alla fine le porte dell’angusta, aurea regione ove dimorano i gruppi come i Whitechapel.
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Track-list:
1. Devolver 3:58
2. Breeding Violence 3:19
3. The Darkest Day Of Man 3:00
4. Reprogrammed To Hate 3:45
5. End Of Flesh 4:03
6. Unnerving 3:39
7. A Future Corrupt 2:57
8. Prayer Of Mockery 3:35
9. Murder Sermon 3:59
10. Necromechanical 4:21
11. Single File To Dehumanization 4:43
Line-up:
Phil Bozeman – Vocals
Alex Wade – Guitar
Ben Savage – Guitar
Zach Householder – Guitar
Gabe Crisp – Bass
Kevin Lane – Drums