Recensione: A New Shade Of Black For The Soul
I Rise To Addiction nascono in Inghilterra dalle menti di Steve Wray e John Slater, chitarristi della band solista dell’ex Iron Maiden Blaze Bayley. Nel 2004 la line-up della band viene completata con l’ingresso del singer Leigh Oates e con l’inserimento di Joel Graham e Aynsley Dickinson rispettivamente al basso e alla batteria. Completati i ranghi il gruppo entra in studio per registrare tre pezzi che vanno a comporre l’omonimo EP d’esordio che verrà distribuito dalla Madman Records. La band riscuote un modesto successo in madrepatria, grazie anche al supporto di magazine inglesi del calibro di Kerrang! e Terrorizer, tanto da suscitare l’interesse da parte della belga Mausoleum Records che curerà la distribuzione del full-length d’esordio.
In A New Shade Of Black For The Soul il combo britannico ci propone un sound a cavallo tra l’hard rock e l’HM di stampo moderno con l’aggiunta di ritornelli altamente melodici e molto orecchiabili che vengono accompagnati da ritmiche heavy che ricordano vagamente i lavori provenienti dalla scena Americana. La produzione, curatissima e su livelli decisamente alti, è affidata alle sapienti ed esperte mani di Andy Sneap (Machine Head, Trivium, Opeth, Megadeth). Il risultato che ne esce fuori è un prodotto altamente commerciale e fin troppo scontato che rimane statico su territori già calcati da tantissime altre band prima di loro. Le chitarre riescono nella buona parte dei casi a cacciare fuori dei riff rocciosi e di forte impatto: ne sono un esempio l’opener Cold Season e Falling As One che risultano essere dei brani interessanti e fuoriusciti da idee discrete che lasciano spazio ad un leggero tocco di originalità, ma che purtroppo non riescono a salvarsi complice anche una certa ripetitività che ossessiona l’intera produzione per tutta la sua durata. E così durante lo scorrere della tracklist risulta veramente difficile riuscire a reggere un album che si avvicina alla durata dei 60 minuti senza lasciarsi andare a qualche sbadiglio, il lavoro ritmico delle chitarre riesce a salvare ben poco, e brani incisivi come I Follow e To A God Unknown perdono di gran lunga il loro valore anche per via della voce del singer che risulta essere decisamente fuori luogo in confronto a tutto quello che è il contesto dell’intero album.
In conclusione, A New Shade Of Black For The Soul risulta essere un album mirato più che altro a scalare le classifiche delle hit radio più che rivolgersi ad un pubblico interessato alle produzioni più tradizionali. Un lavoro sottotono e deludente, viste anche le passate produzioni di successo della coppia Wray/Slater, e considerando anche il grande clamore suscitato e le numerose lodi ricevute dalla band in madre patria, sorge spontanea una domanda: “che ci sia stato tanto rumore per nulla?” a giudicare dal prodotto che ne è uscito fuori direi di si.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
Tracklist:
01 A New Shade
02 Cold Season
03 Moth To A Flame
04 Falling As One
05 Low
06 One Sweet Minute
07 This Ride
08 Everlasting Wave
09 I Follow
10 To A God Unknown
11 Fessonia
12 The Hive