Recensione: A Piece to the Blind
Gli Empiresfall si formarono nel 2008 nella periferia di Amburgo, Germania, per suonare un Thrash ruvido, grezzo ed incontaminato.
Iniziarono a farsi conoscere nel 2009, producendo autonomamente l’EP ‘Place of Pain’, per passare poi all’esordio vero e proprio nel 2014 pubblicando l’album ‘Riot’.
Il sound particolare, un Thrash non troppo esasperato e fortemente legato al Metal tradizionale, ha consentito loro di condividere i palchi con band di più estrazioni, quali Sinister, Equilibrium ed Iron Angel, solo per citarne alcune, maturando un’esperienza tale da consentire loro di dare alle stampe, nonostante qualche sostituzione nelle proprie file, il loro secondo full-length: ‘A Piece to the Blind’, prodotto dalla label tedesca Iron Shield Records e pubblicato a febbraio 2018.
Gli Empiresfall sono più legati alla scuola anni ’80 che non a quanto è successo dopo, ma, a differenza di tanti altri, non creano quel senso nostalgico del ‘già sentito fin troppo’ (frase che ho già utilizzato in altre recensioni e che purtroppo rispecchia la realtà), bensì proseguono la storia che hanno fatti i grandi gruppi del passato, con le opportune comparazioni naturalmente essendo gli Empiresfall ancora in fase di crescita, e questo ,oggi, può dirsi fondamentale.
La particolarità che più mi ha colpito è la voce, lasciandomi all’inizio perplesso e dubbioso: nella traccia ‘Betrayers’, vero primo pezzo che segue l’intro, il vocalist Franky Chigetti più che altro parla invece di cantare e la sua tonalità lo paragona alla massa di ‘vocalist’ Thrash che saturano il mercato mettendo in mostra ben poco.
Ma mai fermarsi al primo passaggio: dopo un paio di ascolti le strofe ed i refrain, così come cantati, assumono il loro senso e la voce, soprattutto nelle restanti tracce, prende corpo, versatilità e personalità, dimostrando che, per il Thrash proposto dagli Empiresfall, Franky è il cantante più adatto, ricordando, in alcuni passaggi, anche il buon vecchio Cronos.
Il sound ha come epicentro la velocità e la potenza, sulle quali ruotano cambi di tempo e riprese fulminee. Questo è reso possibile dalla forza della ritmica, instancabile e dirompente, ma qui devo fare un secondo appunto: se il volume del basso veniva registrato un po’ più alto, mettendolo in maggiore evidenza, era meglio. Piccola sbavatura che non compromette assolutamente la qualità dell’opera (d’altronde, se vogliamo parlare di ‘And Justice for All …’).
La ritmica delle chitarre non è spasmodica ma intransigente, premendo sulla ricerca melodica, così come gli assolo, la maggior parte delle volte molto importanti e ben agganciati al pezzo.
In totale le tracce sono otto, per meno di mezz’ora di musica esplosiva pari ad un missile sparato contro una lamiera. Qui devo dire che il tempo del disco è stato azzeccato: canzoni più lunghe od un numero maggiore avrebbero potuto creare l’effetto opposto, trasformando un album frizzante ed energico in noioso.
Come da manuale, l’inizio è affidato a ‘The Descendant’ un’intro distorta e cupa che prende potenza. E’ il segnale di quello che sta per succedere.
Segue ‘Betrayers’, già citata, brano veloce e potente con una parte centrale cadenzata.
‘In Decay’ inizia con un assolo, poi, dopo uno stop, riparte veloce per poi cambiare tempo, entrando in una cadenza sostenuta da una furiosa batteria. Un riff fa di nuovo mutare marcia, virando verso un Heavy Metal più classico che poi accelera partendo da un nuovo assolo.
‘Blood From the Sky’ è un buon Thrash ’n’ Roll, con un refrain energico e vivace. Buoni i cambi di tempo centrali e la sezione di basso e batteria.
‘Bloodshed and Chaos’ è ancora un pezzo veloce con la batteria che massacra, con la particolarità di una sezione recitata molto enfatica.
‘Wasteland’ inizia cupa e poi si espande seguendo una velocità più controllata rispetto alle altre.
Le finali ‘Enemy of Mine’ e ‘A Piece to the Blind’ ricalcano lo stile del combo e concludono degnamente il lavoro.
In definitiva ‘A Piece to the Blind’, nonostante non proponga molto di originale, fa sentire la voglia di fare vero Thrash, dando la giusta importanza alla melodia ed alla varietà delle tracce.
Giudizio più che positivo, anche perché sono tutti brani validi pronti per essere portati sui palchi; aspettiamo il prossimo album. Per ora bravi Empiresfall.