Recensione: A Portal To Cosmic Decay (An Eschatological Sci-Fi Novel In Five Chapters)
La storia si ripete.
Spazzate via da innumerevoli band che raggiungono il contratto discografico grazie al fatto di cavalcare l’onda modaiola del momento, ci sono realtà infinitamente migliori, tecnicamente e artisticamente, destinate tuttavia a restare indefinitamente nel limbo del più profondo underground.
È il caso dei siciliani Spoilshroud, già autori di due full-length, il secondo dei quali – “A Portal To Cosmic Decay (An Eschatological Sci-Fi Novel In Five Chapters)” – , partorito nel 2012, è tutt’ora in attesa del giusto riconoscimento perlomeno in termini di distribuzione ufficiale.
L’album, come primo immediato riscontro, offre una foggia musicale unica; tale da sostenere e superare senza problemi la prova di riconoscibilità. Ciascun suo brano, infatti, è rappresentativo al volo del mostruoso sound dei catanesi. Una fattispecie tipologica che trova pochi altri riscontri, nel campo del metal estremo. Thrash, black e death si mescolano e si amalgamano in modo assai originale, rendendo pressoché impossibile operare dei validi paragoni. Il tema dell’horror fantascientifico e/o della fantascienza classica, può certamente rimandare agli Agent Of Steel o agli Assassin. È già il tema stesso, però, a svilupparsi in modo molto più complesso e articolato rispetto a quello elaborato dagli act appena mezionati; tanto da doversi suddividere in cinque capitoli per rispettare ordine e omogeneità.
È nella musica, invero, che gli Spoilshroud fanno la differenza, grazie a una tentacolare capacità di scrittura tale da rendere costantemente imprevedibile il susseguirsi degli accadimenti. Senza dubbio una solida competenza tecnica è elemento necessario al successo di quest’articolata impostazione, ma è con la forza delle idee che si riesce a offrire qualcosa di immutabile nel tempo e nel contempo di variabile nello spazio. Come i quindici pezzi di “A Portal To Cosmic Decay (An Eschatological Sci-Fi Novel In Five Chapters)”, per l’appunto, capaci uno per l’altro sia di congelare lo stile dell’ensemble italiano, sia di raffigurare sezioni diverse dello spazio interstellare.
Non necessita molto, per argomentare quanto sopra. Basta solo il primo capitolo, con l’incipit cosmologico “Great Dormant’s Slumber (Father Of All Fathers)” e, soprattutto, lo spaventoso main-riff di “Awaken Thy Father (In Victory I Spoil)”; mostruoso attacco termo-nucleare che – davvero – trova pochi riscontri, in giro. Un assalto dal quale è impossibile sopravvivere: l’inumano growling di Giuseppe “2V231” Virgillito s’interseca in maniera bestiale con i terremotanti blast-beats generati dalla pulsione atomica di Patrizio “PatriSpoil” D’Arrigo. Ma, almeno a parere di chi scrive, è nell’indicibile riffing delle sei corde che gli Spoilshroud fanno la differenza: brani efficacemente convulsi come “Extinction Of Human Race (Flight From World Decline)” oppure “Orbital Saturn B. (After The Great Voyage)” si dimenano attorno al nucleo gravitazionale generato dalla compressione delle chitarre, conducendo l’ascoltatore alla totale annichilazione dovuta alla trance da hyper-speed.
Non di meno è curata la sezione atmosferica, dedicata sostanzialmente a separare i singoli capitoli. Sezione che si sviluppa mediante brevi intermezzi ove si può apprezzare, nella sua interezza, lo spirito dell’horror sci-fi che permea le anime di Virgillito e compagni. Così come non si possono non menzionare le eleganti intrusioni del progressive rock e jazz/fusion, nonché del technical death metal (“Biomechapocalypse (Cosmic Christ Decay)”, “Spectral Cosmogony Regard Omicron (… To The Quasar)”) tese ad nutrire una proposta musicale ricchissima già nella matrice primigenia.
Carne su carne.
Membra su membra.
L’Apocalisse è arrivata.
Il suo nome è “A Portal To Cosmic Decay (An Eschatological Sci-Fi Novel In Five Chapters)”.
Daniele “dani66” D’Adamo