Recensione: A Sceptic’s Universe
Un nucleo basale chiamato amigdala, localizzato nella profondità del nostro lobo temporale e coinvolto nella memoria emotiva, non è sufficiente alla raccolta delle emozioni aggrappate alla complessità della musica qui dentro contenuta. Acquistare questo disco significa acquistarne un numero indefinito perchè ogni ascolto è praticamente estraneo a quello precedente, modellato sullo stato d’animo occasionale dell’ascoltatore e nascondiglio di emozioni indecifrate che nonostante la bellezza non possono essere riferite a momenti strumentali ben precisi nella nostra memoria.
Ospite allo stick nella quarta traccia del disco Sean Malone, massimo esponente della massima ispirazione di questo gruppo: cinque norvegesi capitanati dalla fonte compositiva del basso elettrico di Lars Norberg, dimostrano con tutto merito di aver imparato la sacra lezione dei Cynic presentando una prova entusiasmante e matura senza perdere il famoso passo dei tempi, quindi tastiere e programming in conformità al messaggio moderno che vuole passare a distanza di dieci anni dal capolavoro del metal tecnico. Fate attenzione allo scambio tra sezione ritmica e sezione melodica. Impeccabile l’esecuzione registrata in studio ed altrettanto valida la qualità del suono nonostante la difficile nonchè inestricabile sovrapposizione con la quale gli strumenti sono stati messi in relazione uno con l’altro: le due chitarre conservano il consueto sapore asprogno del passato e svolgono un ottimo ruolo di accompagnamento per basso elettrico e per la grande performance di Asgeir Mickelson alla batteria, il vero motore del disco. Nota di puro demerito nei confronti della scelta della voce, paradossalmente il cantante non ha niente da invidiare ai giovani più promettenti ma mi domando con che coraggio il gruppo abbia ritenuto le sue corde vocali adatte al genere di musica.
Øyvind Hægeland – Vocals
Steinar Gundersen – Guitar
Andreas Jonsson – Guitar
Lars K. Norberg – Bass
Asgeir Mickelson – Drums
Masticare questo mistico pasticcio di lasagne alla norvegese vi darà la strana sensazione di aver gustato qualcosa di squisito senza ricordare cosa. La tecnica è senza dubbio un ingrediente fondamentale ma non certo quello sufficiente a rendere lo stesso risultato, non è rivolta a distrarre l’attenzione prima del momento melodico ma rivela tutta la coerenza di un gruppo che vuole mettere in piedi un discorso strumentale angosciante e complesso in perfetto rapporto con la sofferenza enignmatica dell’uomo di cui si parla nelle liriche. Cosa aspettate a riconoscere questo splendido esempio di musica senza tempo? Qui sopra la formazione, mettetevela nella zucca!
Andrea’Onirica’Perdichizzi
TrackList:
01. Spinning
02. Excessit
03. Moving Spirit
04. Occam’s Razor
05. Insect
06. Cloud Constructor
07. Conjuring Collapse
08. Adaptability
09. Fountainhead