Recensione: A Slow Apocalypse
Registrato nell’autunno del 2003, giunge a noi questo demo di ben otto tracce composto dai Laetitia in Holocaust, un combo composto esclusivamente da due musicisti: N, basso e chitarre e S, voce, chitarre, basso, tastiere e batteria.
Diciamo subito che sinceramente le otto composizioni di questo demo non si presentano nel migliore dei modi: la realizzazione grafica della confezione è infatti decisamente povera e anche molto sgranata, a parte la copertina che ha un suo perchè, il resto è quasi inguardabile. Dal punto di vista della produzione poi gli strumenti sono spesso cacofonici, i suoi impastati e sopra a tutto regna un rumore di fondo degno dei primi album black della scena norvegese che sembravano registrati suonando in cantina e tenendo il registratore in soffitta.
Dopo tutto questo quindi cosa vi aspettate che vi dica, se non che questo demo mi è piaciuto un sacco?
Per carità, in realtà la proposta musicale dei Laetitia in Holocaust non è niente di particolarmente originale, si tratta di un black di matrice piuttosto classica impreziosito da radi inserti sinfonici e di tastiera e da qualche stacco più lento. A volte pare quasi che il sound voglia virare verso qualcosa di più melodico, quasi gothic, ma sono solo frangenti, anche se effettivamente contribuiscono a vivacizzare l’ascolto del demo.
Tra le altre canzoni, sicuramente si segnala a causa della sua grande differenza rispetto a tutte le altre la quarta traccia “Pazuzu in Auschwitz”. Un brano decisamente atipico rispetto al resto del lotto in cui chitarre, basso e batteria compaiono sono nel finale, mentre il resto della canzone presenta una sorta di introduzione atmosferica affidata alle tastiere e a una voce fortemente filtrata e alterata elettronicamente.
Citazione doverosa poi anche per la settima “Gettati alla Luce”, song più lunga del disco con i suoi oltre otto minuti di durata e certamente tra le più elaborate del cd. In effetti tutto il demo, con la sua lunghezza e i suoi quasi 45 minuti di musica potrebbe essere quasi considerato alla stregua di un disco vero e proprio.
Varie le pecche insomma di questa autoproduzione, sia dal punto di vista della resa sonora che visiva, tutti inconvenienti che a mio avviso meriterebbero di essere superati. Forse non troppo però, perchè comunque il sound sporco è e deve rimanere un tratto distintivo degli album black di un certo tipo. Consigliato sicuramente agli estimatori delle sonorità black delle origini, pur se con varie aggiunte, potrebbero rimanere favorevolmente colpiti dalla proposta musicale di questo gruppo.
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Tracklist:
01 Riflesso d’Autunno
02 Luce Algida
03 The Pale Illusion
04 Pazuzu in Auschwitz
05 LIH
06 When the Light was Brighter
07 Gettati alla Luce
08 A Slow Apocalypse
Alex “Engash-Krul” Calvi