Recensione: A tribute to Accept vol 1
Una delle caratteristiche peculiari della maggior parte delle case discografiche è quella di onorare, servendosi di alcune fra le migliori band a loro disposizione, le colonne portanti dell’hard e dell’heavy del passato. In questa galleria di grandi nomi non poteva mancare quello di una delle band cardine del panorama heavy degli anni 80, e così ci pensa la Nuclear Blast Records a mettere sul mercato il tributo (primo di 2) agli Accept. I gruppi che vengono utilizzati nel corso delle 19 song contenute dal disco sono tutti (o quasi) piuttosto conosciuti ed affermati, e spaziano in quasi tutti i maggiori generi di Metal. Il risultato complessivo devo dire che è buono, e rende questo tributo piuttosto omogeneo, ben bilanciato e, soprattutto, molto gradevole da sentire (salvo in alcune occasioni). Sarà che gli interpreti sono bravi, sarà che le canzoni già da normali sono tutte esaltanti, fatto sta che abbiamo fra le mani un signor tributo, che fa sfigurare la sua controparte (vol 2), qualitativamente secondo me piuttosto inferiore a questo volume uno, che ora analizzerò una band per volta.
Sinner : Tocca a loro aprire le danze, e per farlo scelgono la monolitica “Balls to the Wall”. L’impresa ha buon fine, in quanto trattasi di una più che discreta cover, fedele all’originale e ben eseguita in tutte le sue parti. L’unico difetto è una potenza piuttosto bassa in alcuni tratti salienti, quali per esempio il tratto antecedente il ritornello (quando dicono “God bless ya”, per intenderci). Comunque soddifascenti. Voto : 75
Hammerfall : Il testimone passa agli svedesi, che reinterpretano “Head over Heels”. Anche qui vale il medesimo discorso di prima, ovvero bella esecuzione (da parte di tutti), con però forse poco mordente negli attimi cruciali (anche se la cover ha sound più pulito dell’originale). Mi sarebbe piaciuto anche un ritornello cantato meglio, visto che ogni tanto si sente un gracchiare (suppongo non di Cans) a imitare (discretamente) Udo. Voto : 70
Tankard : si esibiscono con “Son of a Bitch” e lo fanno alla Tankard, in maniera grezza eppure estremamente tagliente ed elettrica. Il ritmo è ovviamente incessante e non il mid tempo originale, è tuttavia piuttosto godibile, buona cover (grande refrain). Voto : 75
Steel Prophet : Fra i miei preferiti del lotto presente, suonano abbastanza bene “Fast as a Shark”, con un picco notevole proprio all’inizio, sulla mitica intro, che i nostri riproducono con le chitarre. Poi la song scorre via bene, fedele (anche nel ritornello), senza particolari meriti o pecche. Non è la cover dei Rage, ma rimane buonissima. Voto : 80
Sodom : Anche loro grandi, stupiscono (ma non troppo) con una buonissima “I’m a Rebel”. Molto tirata, questa cover si distingue per un gran bel refrain (semplice ma che entra sottopelle), grandissime ritmiche, cambi di tempo notevoli e un Angelripper come sempre in spolvero, tanto di cappello a lui. Voto : 70
Primal Fear : Qui forse sarò largo di manica, complice il fatto che “Breaker” è una delle mie canzoni preferite in assoluto del combo tedesco. La cover dei Primal Fear, band che per inciso non amo, è eccellente, ben interpretata e soprattutto non perde un briciolo del dinamismo, della cattiveria e del brio che contraddistinguono l’originale. Puro Metallo. Voto : 85
Atrocity : Fanno “Shake your Hands”. Mah… onestamente mi sembra un lavoro un po’ troppo “futuristico”, soprattutto in sede di strofa (con la voce che proprio mi dà fastidio). Forse perché non amante del genere degli Atrocity, non riesco proprio a farmi piacere questa cover. Il sound è comunque molto incisivo, ma io rimango con l’amaro in bocca. Voto : 50
Axxis : Dai peggiori (o giù di li), ai migliori. La cover di “Flash Rockin Man” fatta dagli Axxis mi ha lasciato a dir poco basito, mi piace tantissimo. La voce, benchè opposta di tonalità a quella di Dirkschneider, fa la sua gran figura, così come il suonato, per un mix speciale, a mio avviso il migliore presente su cd. Voto : 90
Grave Digger : rieseguono “Starlight”, e lo fanno alla loro maniera. Sporchi, grezzi, decisi, eppure piacevoli (almeno nel suonato, visto che Chris stavolta non mi piace). Strano il mio “locale” astio per l’ugola di Bothendal, perché le sue tonalità mi son sempre andate a genio, qui no. Non ai loro livelli abituali. Voto : 65
Seven Witches : Raggiungiamo il discreto. L’emulazione di “Monsterman” è fedele e dotata di tratti, quelli coi cori per essere precisi, molto godibili. Meno godibile la voce quando gracchia, ma la sostanza c’è. Voto : 70
Therion : La seconda miglior cover dopo quella degli Axxis. Le melodie di “The King” sono pura manna per le orecchie (non è nemmeno metal direi) e spaccano in pieno un trend tirato (come dovrebbe, da copione, essere). A tratti mi viene quasi da pensare al verbo commovente. Voto : 85
Tarot : Insieme a “Lndoon Leatherboys” è la canzone forse più potente. Gli strumenti sono pressanti, basso in primis, ma nel complesso fanno un buon lavoro e risultano in pieno contrasto con la voce, quasi suadente a tratti, esplosiva in altri. Nota negativa quella specie di respiro su cui si apre il brano, che può far venir voglia di skippare la traccia anzitempo (che si rifà però alla grande in seguito). Voto : 75
Metalium : Non troppa tecnica ma tanta voglia di divertire e di divertirsi. Questi sono sempre stati i Metalium e lo sono anche ora che devono suonare “Burning”. La canzone sembra scritta apposta per loro, e ne approfittano con buoni risultati. Voto : 70
Pegazus : Vale il discorso fatto sopra. La band australiana fa puro Heavy Metal e “Restless and Wild” è una canzone molto adatta al loro stile. Infatti si producono (vocals a parte, un po’ smorte) in una buona figura. Voto : 70.
Watchtover : Questa grande band mette alla prova le sue capacità interpretative con “Run if you Can” e ce la fa piuttosto bene. Decisamente di spicco il ritornello, più bello a mio avviso delle strofe. Voto : 70
Rykers : Si giocano con gli Atrocity il ruolo di peggiori coverist. Non è colpa loro, anzi suonano bene (e per questo darò la quasi sufficienza), ma un gruppo con sonorità così pressanti come loro non mi sembra tagliatissimo a suonare una canzone spigliata e briosa come “London Leatherboys”, che qui ottiene l’effetto contrario a quello sperato. Voto : 55
New Eden : Una gran sorpresa in quanto non conoscevo questa band. Emula benissimo “China Lady”, mantenendone i tratti salienti ma riuscendo comunque a dare qua e là tocchi di personalità. Molto bravi. Voto : 75
Sacred Steel : Si gioca coi Tankard il ruolo di gruppo più “elettrico”. La versione di “Fight it Back” è molto bella, veloce, precisa e potente. Certo bisogna abituarsi un po’ alla voce, ma poi va tutto bene. Voto : 75
Dimmu Borgir : il gruppo estremo più famoso qui presente si esibisce in “Metal Heart”, dando vita, devo dir la verità, a una grande cover, possente e diretta, vero, ma che non manca certo di fascino. Se proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo, parte dell’assolo non è quello originale (il Per Elisa però rimane). Ottimi. Voto : 80
Ecco, avete visto sfilare 19 band per quasi un’ora e mezza di musica. Devo dire che questo è forse uno dei migliori tributi che mi siano capitati sottomano, non per nulla quasi tutti le valutazioni sono state positive. Questo è un fatto molto importante visto che spesso in questi particolari album capita di trovare lavori a metà, dove quasi si ripiega solo sulle canzoni migliori. Qui, fortunatamente è quasi sempre un discorso diverso.
Riccardo “Abbadon” Mezzera
1) Balls to the Wall – Sinner
2) Head Over Heels – Hammerfall
3) Son of a Bitch – Tankard
4) Fast as a Shark – Steel Prophet
5) I’m a Rebel – Sodom
6) Breaker – Primal Fear
7) Shake Your Hands – Atrocity
8) Flash Rockin Man – Axxis
9) Starlight – Grave Digger
10) Monsterman – Seven Witches
11) The King – Therion
12) Generation Clash – Tarot
13) Burning – Metalium
14) Restless and Wild – Pegazus
15) Run If You Can – Watchtower
16) London Leatherboys – Rykers
17) China Lady – New Eden
18) Fight It Back – Sacred Steel
19) Metal Heart – Dimmu Borgir