Recensione: A Vanishing Day

Di Vittorio Cafiero - 22 Marzo 2017 - 0:44
A Vanishing Day
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2016
Nazione:
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80

Con un monicker così particolare, la proposta dei milanesi 3 dreAms neVer Dreamt non poteva che essere originale e ricercata. “A Vanishing Day”, il disco d’esordio, è infatti un lavoro curato nei particolari, ricco di sfaccettature ed interessante proprio perché di difficile catalogazione: l’heavy metal proposto dal gruppo di Gianluigi Girardi – già ascoltato in diversi progetti negli ultimi anni, tra i quali Crown On Autumn e Screaming Shadows – è un “thinking metal” a tinte progressive, con le radici ben piantate negli anni ’90 in quanto ad approccio evolutivo: si parla del decennio dei grandi cambiamenti dei vari Paradise Lost, Anathema, The Gathering ed è proprio in questo periodo che molto probabilmente i componenti dei 3DND si sono formati musicalmente.

E’ quindi complicato identificare un sottogenere predominante: il punto di partenza è decisamente  metal, c’è la prevalenza di mid-tempo, di arrangiamenti ricercati ma privi di inutili barocchismi. “The Awakening”, pezzo posto in apertura e già proposto da qualche tempo, rappresenta bene la musica della band: voce e chitarre dialogano affiatate e la base ritmica non si limita soltanto a sostenere il pezzo, ma ne accentua il carattere. Ottima sembra la costruzione di strofe e ritornello, il pezzo ha buona personalità e non fatica ad essere memorizzato. La voglia di premere subito il tasto “repeat” è notevole, ma si deve proseguire e subito avviene una piccola metamorfosi: il registro cambia, i tempi rallentano; “I, The Loner Vagrant” ha un tono fortemente introspettivo, in un certo sento chiuso su se stesso. Si passa da momenti più incisivi e rabbiosi ad altri più calmi e rarefatti (sulla tre/quarti del pezzo, nel fraseggio soffuso chitarra-basso, difficile non pensare a certi passaggi dilatati spesso proposte da Joe Satriani). “Carillon” riporta alle atmosfere gothic metal di anni ’90 e il duetto con la voce femminile di Ilaria Bastianelli non può non rafforzare questa impressione. Il pensiero corre al primo mini-lp dei Lacuna Coil, con la differenza che il lavoro dei 3DND è più ricercato a livello di arrangiamenti. Ancora un duetto con “Myself And I” e anche senza leggere la credit list subito si riconosce la splendida voce di Roberto Tiranti che con impressionante facilità tira fuori la solita interpretazione da paura. Bastano pochi versi per conferire un tocco di classe al pezzo che, al di là del buon lavoro strumentale, davvero cattura nella parte cantata, grazie all’ottimo lavoro dei due vocalist che si prima si alternano, poi si affiancano. “Elise” è un altro bel pezzo variegato: voce stentorea accompagnata da un lavoro chitarristico incisivo, linee vocali nuovamente doppiate dall’accompagnamento femminile e un break centrale vagamente sulla linea degli Anathema di qualche anno fa che precede la ripresa del tema principale. Sicuramente uno dei pezzi migliori del disco. La preparazione tecnica di tutta la band è assolutamente di rilievo, ma ciò che davvero impressiona è la cura dei particolari e degli arrangiamenti – sicuramente frutto di un lungo lavoro di revisione – ma non eccessivamente ridondanti. E ancora, a proposito di preparazione, nella ballad “RazorGirardi davvero stupisce per tecnica e intensità, in un pezzo dove chitarra e base ritmica si fanno da parte per lasciare il campo a voci, piano e poco altro in un climax emotivo notevole. Ci si avvia alla fine e prima dell’outro The End”, ci pensa “A New Beginning” con il suo buon tiro a fare mostra di passaggi intriganti e alternanze voce-strumenti azzeccate. 

Progressivo e gotico, ma da non intendersi nell’accezione oscura o macabra del termine, quanto in quella più esistenzialista; ricco e complesso, curato nella veste grafica, così come nella produzione (a cura di Mattia Stancioiu degli Elnor Studio, mentre il mastering è stato realizzato nientepopodimeno che da Dan Swano presso i mitici Unisound), di assimilazione non immediata, proprio perché ricco di molteplici chiavi di lettura e sfaccettature, “A Vanishing Day” regala tre quarti d’ora abbondanti di ottima musica, da centellinare e gustare con la giusta calma, senza forzare alcuna catalogazione o etichettatura di sorta. Forse non un lavoro per tutti, di certo non di consumo istantaneo, il disco di debutto dei 3 dreAms neVer Dreamt colpisce e affascina. Centro pieno.

Vittorio Cafiero

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