Recensione: A Vicious Circle
I greci Endsight, dopo il debutto “To A Falling World” avvenuto nell’ormai lontano 2010, tornano a quattro anni di distanza con questo “A Vicious Circle” che ripropone la fusione tra: ‘melodic death’ e ‘metalcore’.
Saranno riusciti a maturare e a consegnare un prodotto originale?
Vediamo.
L’album parte molto bene, con “The Final Sunlight”, una delle tracce migliori del lotto. Essa infatti risulta aggressiva e potente compiendo ottimamente il suo lavoro da opener, facendoci entrare perfettamente nella direzione che intraprenderà il CD. Buona “Existence” che, seppure inferiore alla precedente, riesce a intrattenere per tutta la sua durata.
Le due tracce successive non riescono a tenere lo stesso livello qualitativo con cui il disco è iniziato, infatti suonano ripetitive e prive di mordente, presentando una mancanza di originalità, che nel corso dell’album sarà preponderante.
La vera e unica perla dell’album è “The Dive”, capace di sorprendere l’ascoltatore con il suo procedere massiccio ma allo stesso tempo dinamico e aggressivo, per poi dissolversi in un breve stacco di chitarra. Degna di nota è la voce del cantante, un po’ monocorde, ma che in questa traccia risulta ottima.
Da questo punto in poi, si procede con un susseguirsi di continui flop, rendendo la seconda parte del LP noiosa e strabordante di soluzioni scialbe e piatte. Ne è l’esempio “House Of Violence” o “Destroy The Day, Destroy The Night”.
Il platter si conclude nel peggiore dei modi con “For Those Who Faces The Fear”, interminabile e assolutamente irritante sequenza finale della durata di un minuto e quaranta secondi, la quale annienta tutto quello che poteva esserci di buono nella canzone stessa.
La produzione, al contrario, rispetto al debutto è nettamente migliorata, riuscendo ad amalgamare al meglio tutti gli strumenti. Merito ovviamente della partecipazione di grandi nomi come Mr. Sakis Tolis, George Emmanuel (Rotting Christ) e di Fotis Bernado (Septic Flesh).
Con il passare degli anni, il livello tecnico dei gruppi si è alzato notevolmente, ma è davvero un peccato che molti di questi artisti si adagino in soluzioni e stilemi privi di personalità finendo per fare prodotti tutti uguali.
“A Vicious Circle” è un lavoro che presenta delle buone idee le quali, prese singolarmente, sarebbero anche ottime ma che purtroppo vengono sommerse da una sensazione di ‘già sentito’ fin troppo presente, compromettendo il risultato finale.
Luca “Bēl” Rimola