Recensione: Abducted
Gli Hypocrisy nei loro 10 e più anni di storia, hanno composto lavori che non potrebbero essere catalogati con 1000 aggettivi diversi, tanto che sono mutevoli e straordinari.
“Abducted” però, uscito dopo il compattissimo e fantastico “The Fourth Dimension” autentica pietra miliare degli anni ’90, riesce ad essere comunque un gradino sopra tutti gli altri album della produzione della band.
Prendete quest’ultima affermazione come assolutamente soggettiva; credo infatti che ogni fan della band abbia il suo album preferito, che potrebbe essere uno qualsiasi, dal debut “Penetralia” sino all’ultimo “Catch 22”.
Prima di parlare nello specifico delle 13 traccie di “Abducted”, bisogna evidenziare alcune sostanziali differenze col precedente album. Infatti “The Fourth Dimension” si avvale di suoni molto secchi ed assolutamente taglienti, più tipicamente Death-metal se vogliamo, che conferiscono all’album un mood aggressivo ma molto limpido e melodico. Anche le vocals sono decisamente modulate su sonorità più growl-oriented. Di conseguenza le canzoni sono cupe, prediligendo spesso mid-tempos sostenuti e alle volte anche più lanciati.
Per rendere l’idea: Su “Abducted” la situazione si capovolge….
….troveremo quindi un suono molto più apocalittico e ruvido, confusionario, i tempi spesso sono più rallentati ed altamente evocativi. La voce è prevalentemente uno screaming molto acido, che sulle alienanti composizioni degli Hypocrisy, è decisamente la scelta migliore.
In generale la musica in quest’album vuole prendere una forma più distorta e malata rispetto a quella del precedente.
L’apertura è affidata a “The Gathering”, intro ricca di voci filtrate e campionate di comunicazioni via radio. Dopo pochi attimi però esplode l’autentico inno della band svedese “Roswell 47”, incalzante, trascinante e melodica, perfetta in ogni riff. Il testo trattandosi degli Hypocrisy parla di alieni, e si riferisce allo stra noto avvenimento di Roswell dove pare sia stato rinvenuto il primo disco volante…….
La ripresa è affidata a “Killing Art” uno dei pezzi più aggressivi con un riff tipicamente Death-Thrash, tirato e violento.
La quarta traccia, “The Arrivals of The Demons (part 2)”, è il seguito della magnifica canzone già su “The Fourth Dimension”, tempi alienanti e trascinanti, una vena melodica fantastica.
Le successive 2 canzoni, “Buried” e la title-track, sono altri episodi altamente violenti, riffing abrasivo ed il buon Lars che dietro le pelli va a mille!!
Poi nuovamente un episodio più melodico e basato su ritmiche mid-tempo: “Paradox”. Stupenda canzone caratterizzata da una melodia cathcy che ti si stampa in testa.
“Point Of No Return” sparata e dannatamente thrash, alterna tempi cadenzati ad altri assolutamente furiosi. Tagtgren ci da prova delle sue doti chitarristiche che un assolo fulminante e preciso.
Meno graffianti gli episodi “When the Candle Fades” e “Carved Up”, quest’ultimo potente e melodico, ma comunque nello standard del disco.
“Reflections” è una strumentale pacata, noise nella prima parte e poi caratterizzata da una esplosione di tastiere. Bella soprattutto perchè introduce a “Slippin’ Away” un ballad melodica dal sapore molto rock, specie nei passaggi chitarristici. Veramente bella, non deathmetal, ma bella. “Drained” altro episodio cathcy e melodico, sempre distante dal deathmetal della prima parte, molto bello che chiude il disco con un senso di torpore indescrivibile.
Tra i migliori di sempre, Abducted è “l’album” degli hypocrisy, fantastico in ogni sua parte. Da comprare ad occhi chiusi.
Francesco “madcap” Vitale
Track-List:
1. The Gatering
2. Roswell 47
3. Killing art
4. The arribal of the demons (part 2)
5. Buried 6. Abducted
7. Paradox
8. Point of no return
9. When the candle fades
10.Carbed up
11.Reflections
12.Slippin` away
13.Drained