Recensione: Aberrations Of The Mind
Milano, 24 ottobre 1995, al New Zimba arrivano per la prima volta in Italia i Gamma Ray per il tour di “Land of the Free”. Kai Hansen (o chi per lui) sceglie come supporto una band svedese in ascesa, dal nome evocativo: Morgana Lefay. Chi aspetta un antipasto di melodie teutoniche si trova invece di fronte a un metal roccioso, debitore della scena power americana e di influenze thrash, ricco di momenti oscuri. Anni e album dopo, passando per un semi-split, due dischi sotto il moniker dimezzato di Lefay, una riappropriazione del nome completo per “coerenza” stilistica, arriva nel 2007 “Aberrations Of The Mind”, dietro l’evocativa copertina di un certo Kristian Wåhlin, un’apocalisse di oscuri toni verdi con l’eterna clessidra, sempre presente in tutti gli artwork dei nostri. Il tempo come stato della mente e delle sue infinite ombre.
I primi 20 secondi di Delusions aprono l’album in maniera imprevista, un riff quasi “nu” metal che in pochi avrebbero previsto, poi tutto si apre, una linea vocale melodica e aggressiva insieme, ritmiche martellanti, refrain che si inseguono, a creare un pezzo di bravura, che come pochi incita a cantare e scuote allo stesso tempo. Dopo una opener di questo livello, Make A Wish presenta di nuovo un contrasto tra modern-thrash e linee melodiche oscure, con atmosfere dark nei rallentamenti e voci filtrate ai limiti del growl. Si rimane stupiti da questa “nuova” incarnazione del quintetto svedese, non ci saremmo mai aspettati Morgana Lefay così moderni, con assoli dissonanti e ritmiche quasi groove, ma tutto funziona benissimo. The Rush Of Possession mostra aperture melodiche più vicine agli standard della band, mentre un robusto riff introduce il mid-tempo Depression, ricco di arpeggi e con un cantato espressivo, che ricorda alcune soluzioni dei “compagni di scuola” Tad Morose. Dopo i fraseggi chitarristici di Caught In The Tread Wheel e lo stile Nevermore/ultimi Sanctuary di Reflection Of War, altro mix di classico e moderno, a metà album ci aspetta un altro capolavoro. In Face Of Fear c’è tutto, melodia, aggressività, continui cambi di ritmo, cori e contro cori che fanno tesoro della lezione dei Savatage, armonie quasi melodeath, il tutto ricondotto al primo decennio del nuovo secolo. La seconda parte dell’album presenta altre tracce di alto livello, si ripete un po’ la stessa formula, col rischio che cali lo stupore, ma quando la ricetta è così ispirata è comunque un piacere ritrovarla declinata nei vari brani. C’è tempo per un nuovo sussulto di energia e classe con Vultures Devouring, prima di chiudere con i ritmi cangianti e sospesi di Over And Over Again (la versione digipack presenta come bonus la più che buona Nightmares Are Made In Hell).
“Aberrations Of The Mind” vive della classe di Charles Rytkönen, vero dominatore in tutte le canzoni, ennesimo singer di razza che avrebbe meritato più riconoscimenti. La sua voce segue continui cambi di modulo, sperimentando più registri come mai in passato, in una prestazione di altissimo livello. Accanto a lui una formazione compatta, sicura dei propri mezzi, con chitarre figlie del sound dei Metallica fino al Black album (compreso) e una sezione ritmica sempre funzionale alla struttura dei brani. I Morgana Lefay avrebbero potuto essere la risposta europea agli Iced Earth (entrambi all’esordio discografico nel 1990), stessa componente power-thrash, minori ascendenze maideniane a favore di armonie più oscure, ma forse i mezzi e le capacità della Black Mark non sono stati quelli della Century Media.
Anche se potrebbe sembrare un controsenso, un album così poteva arrivare solo da una band che ha rinunciato alla prospettiva di successo commerciale su larga scala, per seguire la propria libertà espressiva. Se fosse stato partorito da una band all’esordio, parleremmo della nascita di una promessa, con altissime aspettative per il futuro. Nonostante i Morgana Lefay siano “in pausa” da molti anni, senza mai essersi ufficialmente sciolti, con vari membri coinvolti in altri progetti, siamo ancora in attesa del successore di “Aberrations Of The Mind”, per niente preoccupati della strada che vorranno intraprendere.