Recensione: Abhorrent Manifestation
Gli Ascended Dead fanno parte integrante di quella frangia di metallari oltranzisti che, restii ad abbandonare le sonorità vintage, si dimena al ritmo dell’old school death metal.
“Abhorrent Manifestation” è il loro debut-album, e fa paura. Non tanto per il disegno di copertina, raffigurante l’ormai classico mostro degli abissi in una delle sue tante forme, quanto per l’intensità con la quale i suoi pezzi sono interpretati, messi assieme, cementati fra loro. Da un sound sovrumano, roboante, bestiale. Malgrado l’operato delle due chitarre, che in ogni caso macinano tonnellate di riff su riff, la produzione spostata verso le tonalità più basse dello spettro sonoro regala, quasi, la parte di prima donna al basso di KS.
Terrificante rombo di tuono che, accanto a main-riff assolutamente devastanti come nelle song da sfascio totale quali ‘Blood Thirst’ e ‘Last Ritual’, sconquassa letteralmente le budella, facendole tremare a causa di un attacco fonico dalla veemenza barbarica. Una caratterizzazione del suono attraente, poiché il calore sprigionato dal voler tenere le frequenze su valori minimi avvolge come una fiamma tutto il corpo, oltre all’apparato acustico. Permeando il cervello di una sorta di mota sonora che toglie ogni possibilità d’orientamento, all’interno dei brani che danno luogo ad “Abhorrent Manifestation”.
Il marasma, quindi, è pressoché completo. Il caos, supremo.
Il punto di vista con il quale si osservano le caratteristiche primigenie di un sound volutamente rozzo e involuto, non può che essere come quella più sopra indicato, allorché, al contrario, si rischierebbe di bollare gli Ascended Dead come possessori di una tecnica arcaica totalmente fuori luogo, in questi anni d’inizio millennio. Le canzoni, difatti, non hanno una forma ben definita agitandosi follemente attorno a dei nuclei di condensazioni instabili, che impediscono di mettere a fuoco un suono tentacolare, informe come un pantano, rovente come la lava basaltica.
Ciò dà seguito, inevitabilmente, alla genesi di singoli episodi difficilmente distinguibili l’uno dall’altro. Nella sua globalità, per meglio dire, “Abhorrent Manifestation” frantuma letteralmente le ossa. Nei suoi sottoinsiemi, invece, compare un’uniformità eccessiva, a renderli se non uguali assai simili. Difficile, in sostanza, riconoscere i vari brani, pesantemente affondati, come sono, in un’oscura fanghiglia che avviluppa vischiosamente ogni cosa.
Gli orecchi, le narici, la bocca, dopo un po’, si riempiono di mota grigiastra: è l’inizio della noia, nemica mortale di tutto e di tutti. Che, malgrado ogni sforzo in senso contrario, investe gli Ascended Dead, travolgendoli. Vanificando, quindi, le buone intenzioni espresse in materia di originalità dello stile.
Solo per appassionati di acquitrini, insomma.
Daniele “dani66” D’Adamo