Recensione: Accu§er

Di Marco Catarzi - 12 Novembre 2020 - 8:00
Accu§er
Band: Accu§er
Etichetta: Metal Blade Records
Genere: Thrash 
Anno: 2020
Nazione:
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70

Nel ripercorrere la storia di un genere, in ambito thrash al di qua dell’oceano la risposta più consistente al fermento della Bay Area (e degli USA più in generale) arrivò dalla sempre presente Germania. In terra tedesca, dietro la sacra triade KreatorSodomDestruction, la fine degli anni Ottanta mostrò un nutrito gruppo di “seconde linee” dalle alterne fortune. Accanto a Tankard e Holy Moses la scena includeva Vendetta, Paradox, Living Death, Darkness, Grinder, Despair, Exumer, Protector, Deathrow, Assassin, Necronomicon, Violent Force… e la lista potrebbe proseguire.

Il nome degli Accu§er era già allora degno rappresentate di questa schiera, con una storia per certi versi analoga a molte formazioni. Al debutto nel 1987 con The Conviction, bell’esempio di speed metal teutonico, nei successivi Who Dominates Who? (1989) e Double Talk (1991) il sound si struttura verso un thrash influenzato da Metallica e dalla scuola americana di marca Exodus con ottimi risultati grazie a una pregevole cura di arrangiamenti e melodie. Il passaggio dietro al microfono del chitarrista Frank Thoms, colonna portante della band fin dall’esordio, porta a una svolta più groove e moderna a partire dal successivo Repent del 1992 (anni in cui inizia il predominio di Pantera e Sepultura, di poco precedenti all’esplosione del fenomeno Machine Head) e che proseguirà col procedere della discografia, che conta ad oggi ben dodici album (più un paio di EP). Come per altre formazioni, la crisi del “genere” tra anni Novanta e Duemila porta allo scioglimento in seguito allo scarso successo di Taken by the Throat (1995), fino al ritorno sulle scene dopo una pausa di ben quindici anni con Agitation (2010) che segna una vera e propria rinascita. Da allora non si sono più fermati e a cadenza periodica hanno proposto dischi di livello crescente, raggiungendo anche un prestigioso accordo con Metal Blade.

Il nuovo omonimo Accu§er è infatti il terzo album per l’etichetta di Brian Slagel e conferma quella che da più parti è stata definita una “seconda giovinezza” del gruppo tedesco. A livello di line-up si segnala il ritorno del chitarrista René Schütz, transitato più volte tra le fila della band, da considerarsi in qualche modo un membro storico (era presente sull’EP Experimental Errors del 1988).

Gli Accu§er sanno suonare thrash metal, e bene, con un approccio in your face che emerge già in Misled Obedience e nella successiva Phantom Graves. Come nelle ultime releases, i riff sono veloci e trascinanti, la sezione ritmica è pulsante, un mix di potenza e melodia che non lascia indifferenti, con brevi rallentamenti e ripartenze, momenti di modernità e una fiera appartenenza alla più recente scena thrash tedesca. La formula è chiara, forse prevedibile, ma difficilmente annoia, e sembra perfetta per essere portata on stage. Temple of All e Lux in Tenebris introducono momenti meno concitati, trame più groove, refrain ipnotici, vocals quasi filtrate, passaggi oscuri, ma sempre all’insegna di una certa aggressività di fondo. Colpisce l’attenzione verso le melodie, sia in fase di refrain che di parti soliste, da parte di musicisti dediti alla causa da decenni. Be None the Wiser è una specie di grezza power ballad, molto tedesca nelle linee vocali, mentre Rethink ha ritmi un po’ più ordinari e scorre via senza sussulti. Psychocision è il pezzo più lungo del lotto, un mid tempo che alterna arpeggi e parti rocciose, in cui la band prova a cambiare qualcosa, ma a tratti perde mordente. La velocità ritorna con Contamination e soprattutto con The Eliminator, canzone che stupisce per l’approccio old school e che rimanda direttamente allo speed anni Ottanta (potrebbe benissimo essere una out-take del primo disco). Seven Lives e A Cycle’s End concludono l’ascolto di un album con la stessa energia con cui era cominciato.

Nel thrash è già stato scritto tanto (forse tutto), altre sono le formazioni del passato e del presente che stanno traghettando questo genere verso nuovi lidi. Gli Accu§er hanno tecnica e cuore per scrivere pezzi heavy metal, non cercano la novità ma suonano con onestà e coerenza. C’è anche un pizzico di mestiere, ma va bene così, se il risultato raggiunge questi livelli. Nella carriera di una band un disco omonimo segna sempre un punto di partenza, ripartenza o svolta, in questo caso non mi starei a preoccupare, e rimarrei concentrato sul presente di un gruppo in ottima forma.

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