Recensione: Across The Seven Seas
“L’unione fa la forza”: è esattamente quanto dimostrato dagli americani Artlantica in questo notevole “Across The Seven Seas“, interessante esordio discografico registrato da una formazione spaventosa, composta dal chitarrista Roger Staffelbach (Artension), insieme al drummer John Macaluso (Riot, Yngwie Malmsteen, Ark,fra gli altri), al tastierista Giuseppe Iampieri alias Mistheria, al mastodontico Steve DiGiorgio al basso ed al celebre vocalist John West (Lynch Mob, Artension, Royal Hunt). Come “buon peso” ecco poi comparire tra i crediti anche il pluridecorato Chris Caffery (Savatage), nelle vesti di chitarrista “ospite”.
Il lavoro del combo statunitense è in verità, un ottimo affresco di puro Power Metal, non innovativo, ma sicuramente efficace. E con tanta grazie e bravura del resto, i risultati non potevano che essere ragguardevoli.
La devastante opener “2012“, conferma, infatti, le aspettative riposte in un’opera che ha il difficile compito di essere qualitativamente all’altezza dell’importanza che gli artisti coinvolti hanno faticosamente guadagnato nel corso delle proprie carriere. Il brano apripista è un violento maremoto, pronto a demolire qualunque cosa intralci la sua furia distruttiva, abile nell’alternare oscuri riff cadenzati, ad accelerazioni feroci che non lasciano tregua all’ascoltatore, per poi confluire in un refrain semplice e d’impatto.
Il Power Metal più maligno e diretto s’impossessa definitivamente dell’album, che procede con la diretta “Devout“ la quale – infarcita da preziosi inserti tastieristici neoclassici – rievoca perfettamente il classico sound degli Artension, per un altro episodio di potenza mista a melodia.
Successivamente, i toni del disco tornano nuovamente su velocità cadenzate e melodie mistiche, elementi che compongono l’ossatura della gelida title track, ipnotica discesa verso un baratro sconfinato, ben rappresentato dall’angoscioso ritornello ben interpretato dall’eccellente singer.
Echi di Symphony X dominano la furiosa “You’re Still Away“, arricchita da riff chitarristici granitici e da una sezione ritmica tanto lancinante da sembrare quasi voler soffocare l’ascoltatore, testimone di un cataclisma che si placa solo con l’intensa “Ode To My Angel“.
Breve intermezzo: il quintetto statunitense riparte con la violenta “Fight For The Light“, che fa il paio con l’oscura “Demon In My Mind“, quest’ultima interessante nel presentare un tappeto tastieristico d’impatto ed efficace nel conferire al brano dinamicità e potenza.
La strumentale “Return Of The Pharaoh Pt. III“, vede nuovamente lo spirito degli Artension aleggiare fra le note proposte ed è forse il miglior momento di questo debutto, grazie ad un serie di ottimi ed entusiasmanti virtuosismi che avviano l’ascoltatore verso la parte finale dell’album composta dall’articolata “Heresy” – impreziosita da un ottimo ritornello – a precedere la conclusiva ed orientaleggiante “Nightmare Life“, traccia spietata ed elegante che si caratterizza per un notevole intermezzo pianistico capace di esaltare con notevole efficacia la componente melodica della sua struttura.
Un’uscita di scena che condanna l’ascoltatore a vagare in un universo sconvolto dalla devastazione e dove sofferenza e desolazione regnano incontrastate.
L’immagine è senza dubbio un po’ forte, tuttavia le sensazioni conferite da questo interessante esordio, sono ben lungi dall’apparire sgradevoli o fastidiose.
Un ottimo lavoro insomma…
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