Recensione: Adrenalin
Adrenalin
Per la serie a volte ritornano ancora più incazzati di prima, ecco a voi i Byfist. Sono sicurissimo che alla stragrande maggioranza di voi che state leggendo questa recensione, il nome dei Byfist non dirà assolutissimamente niente, ma posso assicurarvi che ci troviamo di fronte una delle bands più sottovalutate dell’intera scena dell’US classic metal degli eighties, avete letto bene.
La band si forma addirittura nel lontano 1987, e si autoproduce un primo singolo “Hour glass of time”, e successivamente l’album “You should have known” e sull’onda del successo dello stesso, i nostri s’imbarcano in un’estenuate tour di spalla a MSG, Fates Warning, Savatage e Metal Church. Ma nonostante il buon seguito che i cinque metallers riescono a consolidare serata dopo serata, il destino si accanisce contro i nostri che, nonostante il contratto con una label new yorkese e la promessa di David Wayne dei Metal Church di produrre il loro nuovo album, la band si sgretola nel nulla più assoluto, facendo perdere inesorabilmente le proprie tracce, finchè nel novembre del 2000 i membri originari della band non si ritrovano on stage per una serata di beneficenza. Da lì al ritorno clamoroso, il passo è realmente breve, e ristabiliti i contatti con l’amico Wayne, i nostri ci riprovano ancora una volta con un four tracks che rappresenta un’ipotetico ponte che unisce il passato con il presente della band.
Il suono dei Byfist non è cambiato molto in tutti questi anni, mantenendo delle precise coordinate sonore in cui confluiscono unitamente influenze riconducibili al classic metal dei primi Mercyful Fate del periodo “Melissa/Don’t break the oath”, con la voce del buon Vikk Real che rincarnano fedelmente i toni acuti e gravi del maestro King Diamond. Il muro sonoro eretto dai Byfist è veramente impressionante, non per niente la band è composta da ben tre chitarristi che si dividono di volta in volta le parti solistiche su brani della caratura di “Meltdown” o “Left to die” che risuonano come se fossero stati composti nel lontano 1988, e che mi fanno comprendere come la band all’epoca fosse stata ingiustamente sottovalutata.
Se volete scoprire una grande band del passato e rinverdire il vostro amore per certe sonorità classiche contattate il disponibilissimo Jhon al seguente indirizzo:
Tracklist:
01) Eternal Damnation
02) Meltdown
03) Left To Die
04) Mary Celeste