Recensione: Aegean Legacy
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“Aegean Legacy”, secondo lavoro dei piemontesi Noirad – dietro cui si cela il progetto solista di Dario Nuzzolo, da cui il nome – rappresenta l’ultimo colpo di coda del mio 2024 a tinte achee. Il bassista piemontese, infatti, circondatosi di una nutrita schiera di musicisti pubblica, al termine del 2024, un album pregno dello spirito peloponnesiaco raccogliendo otto tracce legate dalla mitologia greca, in cui descrive alcuni dei personaggi tragici che la popolano o una manciata delle battaglie più famose della sua tradizione (dai Sette di Tebe, all’Iliade, passando per la battaglia delle Termopili). Per creare la giusta cornice sonora all’opera, il mastermind ricorre all’arroganza dell’heavy metal più classico, screziandolo di repentine sfuriate power ed elementi più solenni accostabili a certo epic diretto e guerrafondaio. In altre parole, “Aegean Legacy” snocciola tutto l’armamentario previsto dal Vero Metallo, senza sgarrare di un millimetro dai diktat imposti al genere: marce solenni per mettere muscoli e corazze di bronzo in bella vista, cavalcate poderose per partire all’attacco e toccanti ballate per ricordarsi che anche gli opliti si commuovono. La sezione ritmica pompa il giusto sostenendo chitarre secche e precise e una voce stentorea, mentre le tastiere si tengono nelle retrovie per fungere da legante e impennare il tono solenne quando serve. Il buon Dario ha imparato la lezione dei nomi grossi e si affida a una produzione funzionale e nitida, che bilanci ogni strumento senza sacrifici evidenti. Il nostro guarda principalmente alla scena d’oltreoceano come riferimento, ma condisce il tutto con il gusto per la melodia tipicamente mediterraneo. Per la verità, in qualche occasione si fa prendere troppo la mano dalla ricerca di enfasi drammatica, scivolando su un eccesso di pathos che guasta l’equilibrio sonoro (cito la lenta “Ajax” e la marcia solenne di “Plataea”, per dirne un paio, forse un tantino troppo melodrammatiche). Ciò nonostante, “Aegean Legacy” si rivela comunque un ascolto solido e divertente che non vuole riscrivere le leggi del metallo ma solo divertirsi a dispensare un po’ di sana carica battagliera, e da il meglio di sé quando suona la carica con brani robusti e ritmi galoppanti (“The Hot Gates” e “Andromeda”).