Recensione: Aeneid
Per gli italiani Heimdall (attivi sin dal 1994), il tempo sembrava essersi fermato nel 2004 (anno in cui vide la luce il quarto album del combo nostrano intitolato “Hard As Iron“).
Poco dopo, un’ombra calò sul destino del gruppo che scomparve dalle scene, sprofondando in un letargo profondo.
Oggi, a distanza di ben nove anni dalla pubblicazione di quell’ultimo lavoro, come un fulmine a ciel sereno ecco risorgere dalle ceneri del tempo il nome Heimdall.
I Power metallers salernitani, forti dell’ingresso in formazione del singer Gandolfo “Gandalf“ Ferro, arrivato a sostituire Giacomo Mercaldo (che aveva partecipato alla realizzazione dei due lavori precedenti), tornano sul mercato discografico dando alle stampe questo notevole “Aeneid“, quinta fatica, ispirata, come anche il titolo suggerisce, alla mitica opera di Virgilio.
L’album si presenta sin da subito come un prodotto solido, realizzato da una band sicura delle proprie capacità tecniche ed in perfetta forma.
Il concept è articolato attraverso tredici tracce e trova il proprio inizio nella breve e orchestrale “Prologue“, intro che, guidata da una cupa voce narrante, accompagna l’ascoltatore al cospetto della vera opener “Forced By Fate“, breve ma intenso assalto power pronto a dimostrare tutta la carica prorompente che gli Heimdall intendono sprigionare nel corso del disco.
Lo stesso discorso può essere attribuito anche alle seguenti “Save You“, da segnalare per l’ottimo refrain orecchiabile ed efficace soprattutto per il finale tastieristico, epico ed emozionante, ed alla ugualmente melodica “Waiting For The Dawn“, episodio che conclude, insieme alle tracce prima ascoltate, un trittico eccezionale.
Nel breve volgere di pochi minuti i nostri addolciscono quindi i toni con la superba ballad acustica “Ballad Of The Queen“, canzone di grande livello che si mostra dominata da un superbo lavoro chitarristico sul quale si adagia un elegante tappeto pianistico, assolutamente perfetto nel conferire al pezzo un’epicità straordinaria.
Alla breve quanto emozionante parentesi acustica, segue la breve strumentale “Funeral Song“, a cui fa da eco immediato la veloce “Underworld“, altro momento power potente e melodico allo stesso tempo.
La più cadenzata “Gates Of War“ invece, seppur di piacevole ascolto, non riesce a suscitare le medesime sensazioni, rivelandosi leggermente inferiore rispetto ai brani precedenti.
A riportare sulla retta via il gruppo nostrano ecco “Hero“, episodio decisamente più energico e convincente rispetto al precedente passaggio.
“Night On The World“ e “All Of Us”, proseguono egregiamente sul medesimo percorso, rivelandosi probabilmente i momenti migliori di questo platter, supportati nel pathos dalla breve e pianistica “Away“, traccia interpretata alla perfezione dal nuovo singer.
Alla già citata “Away“, segue quindi la conclusiva “The Last Act“, pezzo che consegna ai fan del power melodico un disco pregevole e da prendere in considerazione senza la minima riseva.
Bentornati Heimdall!
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Tracklist:
01.Prologue
02.Forced By Fate
03.Save You
04.Waiting For The Dawn
05.Ballad Of The Queen
06.Funeral Song (Instrumental)
07.Underworld
08.Gates Of War
09.Hero
10.Night Of The World
11.All Of Us
12.Away
13.The Last Act
Line Up:
Gandolfo Ferro – Voce
Fabio Calluori – Chitarre
Carmelo Claps – Chitarre
Umberto Parisi – Chitarre
Daniele Pastore – Basso
Nicolas Calluori – Batteria