Recensione: Aeons Black

Di Vittorio Sabelli - 25 Novembre 2012 - 0:00
Aeons Black
Band: Aeon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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80

Se a qualcuno per qualche motivo dovesse venire in mente la frase fatta «il death metal sta morendo», non solo sta pensando una follia, ma non è al corrente della realtà. Possiamo affermare che di certo il death metal ha preso strade nuove, a volte facili, altre volte tortuose, ma fortunatamente ci sono ancora act che restano fedeli a quegli elementi che hanno consegnato alla storia i padri del genere: Morbid Angel e Deicide in primis. E, lungi dall’essere dei semplici cloni di siffatte macchine da guerra, gli Aeon ampliano e personalizzano il discorso per dimostrare che il genere ha ancora molto da dire. Un approccio disattento potrebbe far pensare all’ennesimo combo svedese, con il loro sound che li contraddistingue da sempre dai cugini americani, ma nel caso specifico le cose sono diverse. Nata alla fine degli anni ’90, la band ha sviluppato un suono che tende all’old school floridiana, ma con una produzione superlativa tipica della penisola scandinava.

Il video della title-track anticipa l’uscita di “Aeons Black”, due anni dopo “Path Of Fire”, al cui testo s’ispira la cover di cui parleremo in coda. L’insistenza della frase iniziale «Where’s Your Saviour, Where’s Your God» lascia ottime attese per questo quarto full-length. L’elemento che cattura maggiormente la sua attenzione è senza dubbio la ritmica, più groovy rispetto ai lavori precedenti: si va da ferocissimi blast-beats a sezioni medium, con una varietà incredibile che fa da fondamenta per il portentoso riffing che attinge soprattutto da The Black Dahlia Murder, Hate Eternal e Cannibal Corpse.

Si parte subito a mille con il riffing asfissiante di “Still They Pray” e la doppia cassa di “The Glowing Hate”, che altro non fanno che introdurci la malatissima voce di Dahlström, esasperata ed evocativa fino a toccare livelli vicini al delirio. Gli stop’n’go e il solo di chitarra in stile esotico di “I Wish Your Death” sono anticipati dall’intro “The Voice Of The Accuser”, con tanto di pianoforte e finti archi in background. Il 6/8 di “Garden Of Sin” gira in maniera intrigante fino ad aprirsi in un riff alla Necrophagist, che cambia direzione portandoci a un vero e proprio ritornello seguito da un solo di chitarra che spezza il brano. “Neptune The Mystic” è un intro strumentale incentrato sulla melodia e sul riffing che conduce all’infernale “Nothing Left To Destroy”, grande prova di songwriting e di assemblaggio pressoché perfetto tra i musicisti. Chiude la sola voce che delira «I’m The Moment Your Fear, Your Nightmare In The Flesh» e lancia una sorta di marcia – rullante e coro – che è il “Passage To Hell” per andare alla già menzionata “Aeons Black”. Ancora i cambi ritmici comandano il gioco in “Dead Means Dead”, sui quali armonici di chitarra rendono il discorso più completo e appetibile, anche nella sezione che precede il solo virtuosistico, dove il riffing è una mitragliatrice e si protrae senza tregua nella successiva “Sacrificed”. L’intermezzo pseudo-industrial di “Aftermath” è solo per tirare il fiato prima del trittico finale: “Blessed By The Priest” cambia tiro introducendo elementi in stile afro, mentre “Maze Of The Damned” concede uno spazio di assolo a Mallki e “Die By My Hands” è l’outro contaminata da inserti elettronici e soli di chitarra melodici, risaltando ancor di più le diverse sezioni e la terrificante ma altrettanto duttile voce di Dahlström. Cinquantuno minuti di pura energia dove ognuno gioca il suo ruolo in maniera eccellente.
 
Un ultimo plauso spetta alla produzione impeccabile di Ronnie Björnström e all’artwork, opera dell’artista Kristian “Necrolord” Wåhlin – noto ai più per le cover di Bathory, At The Gates, Dissection, Emperor e King Diamond – che va a chiudere il cerchio di un lavoro importante, sia per i cinque di Ostersund che per la credibilità del death metal negli anni a seguire: si può (anzi, si deve) ancora scrivere dell’onesto e ottimo death metal.

Vittorio “VS” Sabelli

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Tracce:
1. Still They Pray 3:51
2. The Glowing Hate 4:12
3. The Voice Of The Accuser 0:51
4. I Wish You Death 4:55
5. Garden Of Sin 3:50
6. Neptune The Mystic 1:12
7. Nothing Left To Destroy 5:25
8. Passage To Hell 1:05
9. Aeons Black 3:42
10. Dead Means Dead 4:03
11. Sacrificed 3:23
12. Aftermath 1:21
13. Blessed By The Priest 3:59
14. Maze Of The Damned 3:39
15. Die By My Hands 5:23

Durata 51 min.

Formazione:
Tommy Dahlström – Voce
Zeb Nilsson – Chitarra
Daniel Dlimi – Chitarra
Marcus Edvardsson – Basso
Arttu Mallki – Batteria
 

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