Recensione: AEquilibrium
Domanda: «in Brasile esiste almeno una thrash-band che non sia un clone dei Sepultura?». Risposta: «sì!». Questo gruppo si chiama Torture Squad ed è, a parere di chi vi scrive, uno dei pochi ensemble brasiliani dotati di una professionalità tale da farne un punto di riferimento, per il genere, a livello internazionale.
Seppur attivi sin dal 1990 con un demo, sei full-length, un live album e un DVD alle spalle, “AEquilibrium” è soltanto il loro secondo lavoro distribuito in Europa; continente conquistato attraverso vari tour culminati con la partecipazione al Wacken Open Air 2007 quali rappresentanti della nazione sudamericana.
Thrash è un termine forse riduttivo per descrivere la musica del quartetto di São Paolo. La tecnica da questi posseduta è assestata su un livello qualitativo assai alto, raro da riscontrarsi nell’ambiente del genere inventato da Exodus & Metallica. Nonostante il genere medesimo sia nato come «ignorante», cioè relativamente semplice sia nella musica sia nei testi, i Torture Squad dimostrano con grande efficacia che la trasformazione artistica è una prerogativa teoricamente alla portata di tutti. In pratica, invece, solo gli insiemi dotati di professionalità, serietà, talento e classe ci riescono. Come loro, appunto, fautori di un sottogenere che si può definire con cognizione di causa «technical thrash metal». Forse la progressione compiuta dal combo paulista ha avuto una forte accelerazione dovuta a quegli elementi death (“Azazel”) che condiscono abbondantemente il loro sound. Oppure, essendo dotati dalla natura di una spiccata abilità strumentale e una marcata capacità compositiva, hanno spiccato il volo per evoluzione naturale.
A prescindere da questi interrogativi, comunque, non rimane che dare atto della finissima miscela cui è composto “AEquilibrium”. Un pregiato miscuglio fra potenza, velocità e pesantezza; ordine, pulizia e ricercatezza sia stilistica sia artistica. Con che si vuol dire che i Torture Squad «spaccano il capello in quattro» con forza e decisione.
Non ci vuole molto a comprenderlo. Sin da subito, con “Generation Dead”, una breve successione di lampi scaturiti dalla chitarra di Augusto Lopez squarcia l’etere quale incipit al sound, unico e personale, dei sudamericani. Il riff portante ha una dinamica sciolta e trascinante, che culmina nel poderoso ritornello, di natura death (growling + blast-beats!). Vitor Rodrigues si dimostra un cantante duttile e malleabile, in grado di interpretare le linee vocali con scioltezza e aggressività. Una dimostrazione di tecnica e abilità da parte della sezione ritmica apre le danze nella successiva “Raise Your Horns”. Castor rotea le corde del suo strumento facendo di esso una colonna portante – e non una comparsa – del poderoso groove del disco; Augusto Cristófaro, a suo agio in tutti i tipi di ritmo, non disdegna di scatenarsi, spesso, in furiosi e precisi blast-beats. Così, senza alcun tentennamento e cali di tensione, proseguono le nove canzoni di cui è composto il platter. Canzoni sempre attente al corretto bilanciamento fra tecnica e leggibilità (“Holiday In Abu Ghraib”, “174”, …). La capacità di saper reggere in mano con maestria i propri strumenti, difatti, non induce i Nostri a sciorinare un insieme di brani tesi solo a dimostrare quanto siano bravi e preparati, ma anzi a costruire con cognizione di causa brani a volte trascinanti e coinvolgenti.
Però.
Sì, c’è un però. Il songwriting inteso nell’aspetto prettamente emozionale. Poco naturale e troppo cerebrale, come se fosse trattenuto dalla ragione, con susseguente impedimento alla parte artistica di potersi sviluppare in modo sinergico a quella sistematica. Per intenderci, se nel CD ci fosse anche solo una canzone dal carisma impareggiabile come “Bonded By Blood” degli Exodus o “Creeping Death” dei Metallica, saremmo di fronte a un capolavoro. Così, purtroppo, non è: man mano che si susseguono gli ascolti fa capolino, anzi, un po’ di noia. Non so se questo derivi da una precisa scelta strategica oppure da una reale mancanza di quel quid tale da rendere genialità il talento.
Comunque sia, “AEquilibrium” si colloca senz’altro al top delle uscite thrash del 2010. La discografica di un thrasher non può prescindere dalla sua presenza, che comunque è consigliabile in quella dei più generici metalhead.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Generation Dead 5:12
2. Raise Your Horns 6:39
3. Holiday In Abu Ghraib 3:21
4. 174 6:53
5. Storms 6:33
6. Azazel 5:12
7. Black Sun 5:36
8. The Spirit Never Dies 7:21
9. Last Tunes Blues (Instrumental) 0:51
10. The Unholy Spell 2010 (Bonus Track) 3:58
Line-up:
Vitor Rodrigues – Vocals
Augusto Lopez – Guitars
Castor – Bass
Augusto Cristófaro – Drums