Recensione: Aerosmith
Mettiamo subito le cose in chiaro. Quello che mi appresto a recensire è un pezzo di storia. E’ l’inizio di un mito, il primo tassello di una delle più grandi Rock band degli Stati Unti d’America, ed è quindi un vero onore per me avere la possibilità di scrivere le poche righe sottostanti.
New Hampshire, Sunapee, 1970. Steven Tyler mentre sta lavorando in una gelateria incontra Joe Perry; i due che hanno la stessa passione per la musica Rock e diventano subito amici. Le cose come spesso capita, e nessuno sa perché, crescono. L’improvvisato duo (Tyler era batterista) ben presto si trasforma in un trio con l’innesto di Tom Hamilton al basso, un quartetto con l’arrivo di una seconda chitarra Brad Whitford (dopo aver sostituito Ray Tabano), mentre gli Aerosmith veri e propri nascono con l’entrata del drummer Joey Kramer. Questi prende il posto di Tyler dietro i piatti relegando Steven alla “sola” voce. Segue l’immancabile gavetta nello stato del New York e nel Massachusetts. Un periodo di 2 anni fino a quando la Columbia Records non si accorge di loro sponsorizzando l’omonimo debutto datato 1973. L’album, di spessore, non sfondò assolutamente e, se ci trasferiamo dall’altra parte dell’Atlantico, esistono sono certe similitudini con i primi e contemporanei Queen che solamente con il secondo lavoro, (e con il terzo soprattutto), diventarono famosi.
Questo esordio discografico non è un capolavoro e nemmeno un ottimo lavoro. Toys In the Attick, Rocks e Get Your Wings secondo me sono di un altro livello. Ciò non toglie che Aerosmith sia un debut album di spessore registrato in sole 2 settimane che può vantare un tris di ottime canzoni. La voce (stupenda e potente) di Steven Tyler non è ancora completamente formata mentre il sound del disco è un Rock con forti influenze Blues che offre una grande carica. I migliori episodi sono indubbiamente rappresentati dalla Power Ballad Dream On. Un lento stupendo carico di Phatos nelle strofe toccanti e nel refrain ripetuto all’ossesione da Tyler. Mama Kin è invece una Hit vera e propria con ritmi intriganti che colpiscono l’attenzione dell’ascoltatore assieme al riffing; non per niente questa song è stata coverizzata dai Guns N’ Roses. L’operner easy listening Make It propone un Rock scanzonato ed ignorante di grande appeal mentre merita una digressione particolare Movin’ Out. Una traccia stupenda; la prima composta dal duo Perry/Tyler che parte con un arpeggio per poi prendere forza nelle strofe nelle quali viene introdotta la batteria, seguita poco dopo dalla chitarra. Il risultato è Rock di alta qualità semplice arricchito da un solos straziante di Joe e da un’accelerazione. Il resto del cd è apprezzabile ma non ai livelli di queste tracce.
In definitiva “Aerosmith” sono 40 minuti estremamente piacevoli per un ottimo biglietto da visita per il futuro. Un buon disco per chi crede che la creatura di Tyler/Perry non sia solo Rocks e Toys In The Attick. L’inizio di una leggenda iniziata 32 anni fa senza scomodare, nonostante l’innegabile importanza storica del lavoro, aggettivi che potrebbero risultare eccessivi tenendo in considerazione la discografia immensa di questa Rock band statunitense.
Tracklist:
1. Make It
2. Somebody
3. Dream On
4. One Way Street
5. Mama Kin
6. Write Me
7. Movin’ Out
8. Walkin’ The Dog