Recensione: Affliction XXIX II MXMVI
Un incubo. E’ questo il mondo sinistro in cui ci catapultano i polacchi Blindead: l’incubo di una bambina, rinchiusa nel suo terribile stato autistico, che qui è resa protagonista di un concept album in 7 movimenti dalle tinte oniriche e disperate.
Autore di 2 dischi in cui avevano messo a punto il loro stile fatto di post metal ed atmosfere psichedeliche, il sestetto di Gdansk è giunto a quello che si potrebbe definire un nodo gordiano nella loro carriera. Affliction XXIX II MXMVI è infatti un disco maturo e consapevole nel quale hanno riversato l’anima artistica più nichilista e distruttiva e quella più compassionevole ed areosa amalgamandole come mai avevano fatto prima.
I sette brani che compongono il lavoro si compenetrano naturalmente, sfociando l’uno nell’altro come un flusso naturale di immagini dai tratti non delineati, proprio come in una profonda fase R.E.M., e descrivono perfettamente il dolore perpetuo cui è soggetta un’anima fragile quando si trova costretta da una gabbia invisibile ma, ahimè, inesorabile. Gli stessi titoli delle tracce, se letti conseguentemente, compongono un’unica frase di senso compiuto, a sottolineare proprio il carattere inscindibile dell’opera che, per essere goduta appieno nella sua complessità espressiva, andrebbe ascoltata nel suo insieme.
Gravoso e pinkfloydiano nelle sue parti maggiormente sperimentali, dove a tratti si sfiora il rumorismo ed i sample e le divagazioni chitarristiche la fanno da padrone, Affliction non lesina affatto in coraggio e voglia di provare soluzioni nuove: dai fiati di After 38 Weeks, ai cambi di direzione repentini guidati da una più che solida quanto fantasiosa sessione ritmica, alle intrusioni di cori e voci pulite merito, queste ultime, delle discrete capacità di Nick, alias Patryk Zwoliński, il quale giostra, con grande naturalezza, dalle urla più laceranti alla voce più calda e rassicurante. E’ il caso di brani quali So It Feels Like Misunderstanding When e la titletrack conclusiva, veri e propri flebili spiragli di luce nelle tenebre più nere, che sono anche quelli che, volendo, più si potrebbero avvicinare ad un qualche tipo di forma canzone.
Siamo di fronte ad un album che appassionerà solo coloro che vorranno prestarvi attenzione, che farà “felici” tutti coloro che cercano una materializzazione musicale del malessere, del disagio più disperato. Affliction XXIX II MXMVI è una delle risposte più articolate a questa richiesta che ho potuto ascoltare negli ultimi tempi; concretamente composto da musicisti esperti e dalle idee ben chiare (uno delle menti principali è l’ex Behemoth Havoc) che amano curare ogni dettaglio del progetto, dall’ideazione del concept alla realizzazione di un artwork ancora una volta essenziale, ma vividamente adeguato.
I Blindead non avranno ancora la potenza degli Ulcerate o la lucida follia di Isis e Neurosis, ma la strada è quella giusta e porta ancora una volta in Polonia: una scena che non smette di stupire per l’alto grado qualitativo raggiunto velocemente in questi ultimi anni e per gli ampi margini di miglioramento che ancora ha da offrire.
Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro
Tracklist
01. Self-consciousness is desire and 08:11
02. After 38 weeks 04:12
03. My new playground became 06:06
04. Dark and gray 06:18
05. So it feels like misunderstanding when 06:06
06. All my hopes and dreams turn into 08:00
07. Affliction XXVII II MMIX 07:18
Durata totale 46:10
Line-up
Nick – voce
Havoc – chitarre
Marek Zieliński – chitarre
Zvierzak – basso
Konrad Ciesielski – batteria
Bartosz Hervy – sample
Discutine sul topic relativo allo sludge!