Recensione: After The Storm … The Fire!
‘After The Storm … The Fire!’: miglior titolo per il loro terzo album, i toscani Razgate, non potevano trovarlo.
Se il precedente platter, ‘Welcome Mass Hysteria’, del 2018, è stata una fragorosa tempesta con tuoni, fulmini e scrosci di lava, questo nuovo lavoro, disponibile dal 27 marzo 2020 via Punishment 18 Records, è fuoco liquido che scaturisce direttamente dagli anfratti del girone infernale di Venom e Slayer, dove i Razgate si trovano a loro agio e non stanno certo tra i dannati.
Con questo nuovo lavoro il combo va dritto a frantumare lo sterno, sfornando nove brani, introdotti da un sibillino pezzo acustico e romantico (‘Lacrimosa Dies’), diretti e senza fronzoli, basati su una ritmica devastante, su una voce caustica e demoniaca e su assoli al vetriolo.
In pratica è come essere presi a pugni da Mike Tyson, con l’unica differenza che lui le orecchie le mordeva mentre i Razgate le aggrediscono con sequenze di note di puro acciaio temprato.
I richiami al Thrash della Bay Area di Tom Araya e soci, ed al vecchio Black Metal anni ’80 di Cronos and friends, sono tanti e messi in bella evidenza. I Razgate non nascondono le loro influenze, alle quali aggiungono elementi nevrotici di tensione più in linea con i tempi attuali.
‘After The Storm … The Fire!’ dura solo circa trentacinque minuti, in pratica una blitzkrieg. Nessuna pausa, nessuna ballad, nessun pezzo strumentale. Solo un continuo assalto sonoro che non fa prigionieri.
Un assalto perpetrato da ‘Rising Death’ feroce, con le sue strofe sparate a mitraglia, da ‘Broken By Fire’, con il suo ottimo tiro, da ‘After The Storm’, forsennata ed infernale, da ‘Grending Metal’, uno schizzato Thrash ‘N’ Roll.
Ed ancora: ‘Shredding Praise’, iperdinamica ed intrisa di zolfo’, ‘Behind The Walls Of Terror’, che alterna strofe cariche di dolore ad altre feroci e massicce, ‘To The Rope!’, velocissima, ‘Bloodshed & Deliverance’, maligna quanto dura e la conclusiva ‘Crucify (The Master Deceiver)’, direttamente dalle profondità dell’Ade.
Insomma, un album di Thrash e solo Thrash, genuino, carico di cattiveria atavica ma al passo con i tempi, frutto delle ottime capacità degli artisti, ma anche del gran lavoro di Stefano Morabito dietro il banco mixer dei 16th Cellar Studio di Roma (Hour of Penance, Fleshgod Apocalypse, Nanowar of Steel tra i tanti).
Con ‘After The Storm … The Fire!’ i Razgate, che ora comprendono Iago Bruchi dietro le pelli al posto di Edoardo Natalini, si dimostrano forti e coesi nel voler alzare l’asticella per andare oltre.
Un album potente ed iroso che non passerà inosservato. Attendiamo questa furia sui palchi. Bravi Razgate!!!.