Recensione: Afterburner
Nati in India nel 1998, i Kryptos sono oggi al quinto Full Album, pubblicato il 21 giugno di quest’anno distribuito via AFM Records, dal titolo ‘Afterburner’.
Il loro è un Heavy Metal elettrico, reso aggressivo da un cantato graffiante e Thrasher, ma quello che potrebbe essere il punto di forza della band, ossia un discreto connubio tra la melodia e la cattiveria, è anche un difetto mica da poco. Si, perché il vocalist Ganesh K., pur avendo una voce adatta ad infondere rabbia, canta tutto nello stesso modo; le ritmiche possono essere veloci o cadenzate, i riff ridondanti o articolati, le melodie più o meno intense … non importa, Ganesh non ci prova neanche: sempre la stessa tonalità, strofe e refrain con variazioni minimali e mai un tentativo, neanche malriuscito, di utilizzare acuti o bassi.
Sembra che l’artista abbia preso come esempio una canzone e poi vada avanti con quella, obbligando gli altri musicisti ad adattarsi a lui, senza riuscire a formare quel ‘tutt’uno’ che trasforma persone che suonano assieme in una band.
Se poi aggiungiamo una certa mancanza di originalità nella scrittura dei pezzi, con un eccessivo attaccamento agli anni ’80, il risultato è un generale appiattimento del lavoro, con l’interesse che si disperde man mano che si procede nel suo ascolto.
La partenza non è male: ‘Afterburner’ è un discreto e pestato speed, con cori determinati ed un riff coinvolgente che fa scuotere la testa, così come la successiva ‘Cold Blood’, che si muove sugli stessi binari con un tocco melodico in più dato dalla doppia chitarra ed un assolo esaltante, ma già qui le ridotte capacità canore fanno capolino.
Con ‘Dead of Night’ i Kryptos vanno di nuovo a caccia di melodia e mettono in secondo piano la velocità. Il pezzo è discreto, riesce a creare buone emozioni, durante le sezioni musicali, ma perde vigore durante il cantato.
‘Red Down’ non si discosta più di tanto, virando al tempo medio. Non è male, è ricca di una certa pesantezza ma l’interpretazione vocale, come già detto troppo simile per tutto il disco, la svilisce. E’ inoltre un pezzo come ce ne sono mille e questo non l’aiuta.
E così per le restanti canzoni, fino alla fine dell’album.
Lo scrivente non conosce la discografia antecedente dei Kryptos, per cui non è in grado di dire se con ‘Afterburner’ hanno comunque progredito o se, invece, hanno fatto dei passi indietro.
Certo che dall’ascolto di questo ultimo platter risulta una band che ha bisogno di lavorare parecchio per migliorare. Non basta dire che il genere è un Heavy/Thrash perché la voce è graffiante e la sezione musicale melodica. Ci vuole un po’ di più: una personalità maggiore, un po’ più di grinta che porti a differenziare maggiormente le canzoni e, soprattutto, lezioni di canto che amplino le modulazioni della voce rendendola più varia, interessante e coinvolgente.
Il potenziale c’è, l’esperienza, visto il numero di dischi prodottii, non dovrebbe mancare. Un po’ più d’impegno e, probabilmente, con il prossimo lavoro i Kryptos ci stupiranno. Per ora il giudizio è scarsamente sufficiente.