Recensione: Aftermath

Di Andrea Bacigalupo - 2 Novembre 2023 - 8:30
Aftermath
80

E sono otto! È questo il numero di Full-Length che gli spagnoli Angelus Apatrida hanno pubblicato in 23 anni mantenendo la propria formazione intatta (se si esclude qualche cambiamento avvenuto all’inizio tra il 2000 ed il 2001, ante debutto discografico). Lo avevo già evidenziato nella recensione del precedente album, dal titolo omonimo (e che potete leggere qui), ma non posso fare a meno di rimarcarlo: caratteristica più unica che rara e che dimostra, veramente, quanto sia forte la coesione di questi musicisti che dal 2001 vanno avanti e crescono tutti assieme.

Aftermath’, questo il titolo, è anche il sesto album prodotto dalla tedesca Century Media Records, che, praticamente, non lascia la band dal 2010 … simbolo di solidità anche questo.

Sono passati praticamente tre anni dalla crisi pandemica di Covid 19.  Il clima di tremenda paura ed incertezza di quel periodo, che ha portato allo sfogo della tremenda incazzatura e ferocia di ‘Angelus Apatrida’, sta scemando. Con il ritorno alla “quasi” normalità è rimasta però la consapevolezza di quanto tutto il sistema sia fragile … che basta anche meno dell’esplosione nucleare che imperversava nei testi degli anni ‘80 perché il mondo colassi. ‘Aftermath’: ‘Conseguenze’ … il titolo non può essere più concreto: ad ogni scelta corrisponde un’azione ed a questa una reazione uguale o contraria e non è più solo fantasia lo scenario descritto nella sua copertina, chiaro risultato della rivolta contro la classe dirigente, quella che sceglie, appunto.

Venendo alla musica, ‘Aftermath’ non è meno infuriato del suo predecessore. La rabbia, però, traspare all’interno di un ragionamento più intenso … come se ci venisse chiesto di andare oltre il mero istinto, di riflettere su quello che sta succedendo.

Così, agli episodi alla “Io ti spiezzo in due” che contraddistinguono il carattere degli iberici se ne aggiungono altri melodici ed epici, di natura più distensiva. L’alternarsi sonoro influisce sullo stato d’animo: “carota e bastone”, si potrebbe dire, poi sta al singolo ascoltatore decidere quale sia il primo o quale il secondo, se siano più coinvolgenti le sfuriate modello Bay Area tirate a tutto braccio o le aperture più distensive concentrate essenzialmente nei ritornelli.

Personalmente trovo trascinate proprio la combinazione di questi elementi: un forte su e giù di sensazioni mutevoli come in ‘Scavenger’, che da fuoco alle polveri: partenza immediata simil Slayer, strofe furiose, ritornello prepotente ma epico … si rimane abbastanza inchiodati.

Alto esempio la successiva ‘Cold’: cadenza, accelerazione, andatura alla Testament (dei quali gli Angelus Apatrida non nascondono le influenze) con ritornello melodico e aperto.

Non mancano pezzi più diretti, come la violentissima ‘I Am Hatred’, o strutturalmente più complessi, come ‘To Whom It May Concern’, un avvincente alternarsi di malinconia, violenza e tirate epiche.

Nel disco si sente anche una qual certa voglia di uscire dagli schemi. O meglio, gli Angeli Apolidi restano una robusta Thrash Band che non la manda a dire, però si avverte anche l’inizio di un processo evolutivo che non è dato solo dall’uso delle melodie di cui sopra.

Ne è la prova la collaborazione con ospiti che sono relativamente fuori od a margine della scena Thrash, con i quali sviluppano spartiti che lasciano spazio anche alla loro arte.

Si ascolti la dinamica ‘Snob’, dove Guillermo Izquierdo divide la voce con Jamey Jasta: l’ipervelocità degli spagnoli fusa con l’Hardcore degli Hatebreed più degli intercalari ritmici tipici dei Judas Priest: un pezzo veramente senza freni.

Oppure ‘What Kills Us All’, in collaborazione con Sho Hai, cantante dei rappers spagnoli Violarodes del Verso: le strofe rappate staccano le ragnatele dai muri, ad ulteriore prova di quanto questo genere sia vicino al nostro “battere e percuotere” quando non è violentato dalla riduzione sonora dell’estrema commercializzazione.

Senza contare ‘Vultures and Butterflies’ con Todd La Torre dei Queensrÿche: qui le linee Thrash vengono lievemente smorzate per dar vita ad un intenso brano Heavy Metal con caratteristica di semi ballad che unisce forza e malinconia.

“Esperimenti”, diciamo, volti ad una ramificazione sonora senza, però, calo della primigenia forza della band.

In definitiva, senza tanti giri di parole, ‘Aftermath’ è uno dei migliori dischi Thrash Metal usciti quest’anno: intensamente ruvido, denso e completo, un bel passo in avanti per gli Angelus Apatrida, che vogliono mostrare anche la loro forza dal vivo inserendo, limitatamente all’edizione digitale, due brani live: ‘Indoctrinate’ (da ‘Angelus Apatrida’) e ‘Give ‘Em War’ (dal Full-Length omonimo).

Aftermath’ è stato inciso presso i Baboom Records di Albacete, città natale della band, è stato mixato e masterizzato ai Planet-Z di Wilbraham, Massachusetts ed è disponibile dal 20 ottobre 2023.

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