Recensione: Age of Consent [Reissue]
Il nome dei Virgin Steele è arrivato fino a noi, ma soprattutto il simbolo e il Loro messaggio: come una spada, la Loro musica riecheggia l’età dell’oro, il sogno della verità…
Questo è uno stralcio dell’incipit scritto da Pierfrancesco Aztori in occasione della primissima intervista della carriera dei Virgin Steele per un magazine italiano, il “trasversale” ma sempre credibile ROCKSTAR, numero 44, anno 1984, dopo l’uscita di “Virgin Steele”, dei due Ep Wait For the Night/A Cry in the Night e di Guardians of the Flame.
Ebbene, quello slogan targato “Early Eighties” dal collega è ancora fottutamente reale oggi, Anno Domini 2008, motivo per far uscire sul mercato Age of Consent da parte della Dockyard 1, in versione remaster, esattamente undici anni dopo quella “arricchita” con enne bonus track del 1997 per T&T che ricalcava l’esatta sequenza dei brani auspicata da David DeFeis. Il booklet contiene un commento per ogni brano contenuto da parte del singer, tutti i testi e le due pagine centrali riempite con una compilation di foto. Il retrocopertina vede David ed Edward Pursino in versione recente immortalati all’interno di un capanno nella foresta.
La prima release del quarto full length dei Virgin Steele vide la luce esattamente venti anni fa, con questa tracklist – quantomeno nella versione in vinile che posseggo – voluta e imposta da management e casa discografica e praticamente senza godere di promozione alcuna:
1. On the Wings of the Night
2. Seventeen
3. Tragedy
4. Stay on Top
5. Chains of Fire
6. The Burning of Rome (Cry for Pompeii)
7. Let It Roar
8. Lion in Winter
9. Cry Forever
10. We Are Eternal
Age of Consent 2008: il primo pezzo è detonante, The Burning of Rome è un capostipite del manuale dell’Epic Metal, un po’ come se per spiegare come si gioca a calcio si facessero vedere a un extratessrestre i tocchi magici e le magie dei fuoriclasse più acclamati del pallone. Dopo il clangore delle spade irrompe la sezione ritmica incessante e immaginifica dei Virgin Steele: riff a rasoiate di Pursino ed esordio di David DeFeis che più epico di così si muore. Acciaio, Tradizione, Storia, Sangue, Violenza, Sinfonia, Dramma, Melodia e Amore in un bridge che è leggenda. Cry For Pompeii rappresenta uno dei pezzi migliori del metallo eroico della storia e senza dubbio uno dei brani simbolo dei Virgin Steele. Un capolavoro, punto e basta! Chiudete gli occhi e oltre a respirare l’orgoglio di quando l’impero romano dominava il pianeta, vi sembrerà di essere sulle mura di Troia ad assistere all’immenso duello fra Ettore e Achille piuttosto che immaginare una battaglia con Excalibur come protagonista, fra le magiche nebbie e lo sferzante vento del Nord.
Let it Roar è ancora HM valoroso con cori carichi come usavano fare i Twisted Fuckin’ Sister, Prelude to Evening, come intuibile, prepara il terreno di battaglia per Lion in Winter, un cavalcata inarrestabile nelle praterie del metallo incontaminato con un David Defeis incontenibile e un chorus +riff che materializza un esercito di Templari a galoppo. Stranger at the Gate è una strumentale ancora ricca d’atmosfera, grazie a un piano suonato magnificamente da quel genio che risponde al nome di David DeFeis. Perfect Mansion suona solenne, dura e perentoria: la chitarra di Pursino incide il granito dell’Adamello mentre l’ugola di DeFeis è sinuosa e tratteggia un affresco gioviale senza tempo né spazio. Altro highlight, senza dubbio. Una voce effettata in stile hollywoodiano costituisce Coil of the Serpent, apripista di Serpent’s Kiss, episodio parzialmente avulso da Age of Consent, dove i Virgin Steele si cimentano in territori non di loro competenza, con scarsi risultati.
Ci pensa l’HM melodico di On the Wings of the Night a risollevare gli animi con un coro fatto su misura per essere gridato a squarciagola con il pugno alzato durante i concerti. Ottimo il falsetto di David a metà pezzo, così come il solo chirurgico di Pursino. Segue Seventeen, altro errore di percorso dei Nostri. C’è poco da fare, l’heavy metal “facile” non si addice ai Virgin Steele e questo ulteriore episodio ne è la conferma. Tragedy è pregna di pathos e fa subito dimenticare il brano che l’ha preceduta. Nell’occasione la band di New York si cimenta in una pseudo-ballad adulta, a tratti struggente, senza assolutamente “sbragare” nel patetico. Riguardo la cover degli Uriah Heep Stay on Top vedasi definizione di Seventeen. Grandissima chitarra Nwobhm per l’inizio di Chains of Fire, poi heavy metal di stampo Usa fino al termine, sulla scia di band come Riot, Armored Saint e Lizzy Borden.
Il brano numero 14 è semplicemente estasiante, si tratta della cover di Desert Plains dei Judas Priest, nell’occasione proposta in maniera magistrale. Niente di più da aggiungere, se non la solita frase di rito: uno dei brani che vale il prezzo del disco! Atmosfere suadenti aprono Cry Forever, un’altra gemma di questa versione di Age of Consent: armonia e urgenza sonora a braccetto. We Are Eternal convince solo a metà, nonostante gli ottimi arpeggi vocali del singer e il pregevole lavoro cromato della chitarra, così come la prima bonus track del lotto, quella Screaming for Vengeance del Sacerdote di Giuda che nel 1982 dettò legge in campo HM classico: prodotta male e suonata alla meno peggio non rende giustizia a una band maestosa come i Virgin Steele. Troppo sforzata e caricata inutilmente… un’occasione perduta, senza dubbio. Si chiude con la seconda bonus track, l’iperveloce The Curse, un episodio interessante e nulla più che non avrebbe sfigurato su un album come Invictus.
Age of Consent: comunque imprescindibile, nonostante qualche lieve ombra. Per molti il vero inizio della Barbaric-Romantic saga, Noble Savage permettendo …
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Tracklist
1. The Burning of Rome (Cry for Pompeii)
2. Let It Roar
3. Prelude to Evening
4. Lion in Winter
5. Stranger at the Gate
6. Perfect Mansions (Mountains of the Sun)
7. Coils of the Serpent
8. Serpent’s Kiss
9. On the Wings of the Night
10. Seventeen
11. Tragedy
12. Stay on Top
13. Chains of Fire
14. Desert Plains (Judas Priest cover)
15. Cry Forever
16. We Are Eternal
17. Screaming for Vengeance (Judas Priest cover)
18. The Curse
Line-up (pre bonus track):
David DeFeis – vocals, keyboards & bass
Edward Pursino – guitars and (bass on Lion In Winter)
Joey Ayvazian – drums