Recensione: Age of Fear
Tra le tante cose uscite in ambiti hard rock negli ultimi mesi, una segnalazione la meritano certamente i canadesi Storm Force.
I tempi dilatati ed un po’ vuoti che stiamo nostro malgrado sperimentando, hanno se non altro qualche risvolto positivo. Consentono di scoprire album interessanti che altrimenti – complici i mille impegni – avrebbero rischiato di passare inosservati e sotto silenzio.
“Age of Fear” è senza dubbio uno di questi.
Materiale affascinante ed un po’ retrò quello proposto da Greg Fraser, ex chitarrista dei Brighton Rock (non proprio famosissimi da noi, ma nome parecchio quotato durante i luminosi eighties in Canada). Un cumulo di suoni caldi e passionali, strutturati nelle composizioni in modo tale da riflettere e rivisitare il feeling tipico di un’epoca come quella degli anni ottanta.
Una lezione di stile verrebbe da dire, con un occhio rivolto indubbiamente ad un’epoca passata che tuttavia, ascoltata in questa versione, non sembra affatto impolverata o ammuffita.
Una buona parte del merito, oltre al songwriting di Fraser, è da attribuire alla voce che abilmente l’esperto chitarrista ha scelto di sovrapporre alla sua musica. Quella di Patrick Gagliardi, infatti, frontman dalle evidenti radici nostrane attivo sinora nei misconosciuti Surface Tension, è un’ugola che pare scolpita su misura per stagliarsi su armonie hard rock virili ed incalzanti, tanto da costituire un valore aggiunto, una sorta di “amplificatore” dei buoni risultati ottenuti complessivamente.
Uno stile che non può essere confuso e si pone come assimilabile ad alcune importanti realtà attive nel settore. In parole molto spicce, le canzoni degli Storm Force ci hanno ricordato un mix riuscito in cui a prevalere sono Cinderella e primi Gotthard, supportati da qualche pennellata ascrivibile ai grandi Triumph e UFO.
Un bel menù, insomma, in particolare per chi possiede una memoria concreta radicata in quegli anni e non potrà non percepire un robusto, eppure inebriante, effetto nostalgia.
La sensazione, ascoltando brani come “Ember Rain” e – ancor di più – l’opener “Because of You“, è di pezzi che usciti nel 1989, avrebbero avuto un bel percorso in rotazione su MTV, insieme alle canzoni proprio di Cinderella, Firehouse o Silent Rage.
Ottima inoltre – come si conviene per band di questa estrazione – la sensibilità nel comporre buone ballad: la già citata “Ember Rain” assieme a “More Than You Know” e “Different Roads” costituiscono un bel trio di armonie zuccherose da manuale.
Materiale un po’ fuori dal tempo ma decisamente coinvolgente, insomma.
Pochi i filler (giusto un paio di passaggi un po’ trascurabili, ma non molto di più) e moltissima sostanza per un disco che emerge dalla nebbia del sottobosco melodico con l’audacia di proporsi tra le migliori uscite settoriali di questo (disgraziato) inizio 2020.
Che almeno la musica sia rifugio adeguato per coltivare ancora un po’ di sogni e qualche immagine rinfrancante…