Recensione: Age Of The Joker
Tre anni sono passati dal controverso Tinnitus Sanctus, album che sancì un distacco evidente (sebbene non totale), dal classico Power Metal in favore di un approccio all’Hard’n’Heavy più puro dei tedeschi Edguy presente nell’album Rocket Ride e, ancor prima, nel capolavoro Hellfire Club. Quest’ultimo è a parere di chi scrive il miglior episodio della discografia del combo capitanato da Tobias Sammet. La prima cosa che va detta è che chi si aspettava un ritorno a sonorità più marcatamente Power resterà probabilmente deluso: la componente classica in Age of the Joker è accentuata come in nessun altro lavoro del gruppo anzi, si potrebbe quasi parlade di un album Hard Rock a tinte Power.
Age of the Joker parte in pompa magna, con le chitarre imponenti e maestose del singolo apripista “Robin Hood”, brano dai temi solenni palesemente condizionato dagli Iron Maiden del nuovo millennio. Alquanto strana la scelta di lanciare come singolo proprio questo brano che, anche dopo numerosi ascolti, risulta uno degli episodi più ostici dell’album, soprattutto se si pensa che al suo interno ci sono numerosi potenziali singoli di successo. La loro forza sta in ritornelli memorabili e melodie grintose ed avvincenti, come “Nobody’s Hero”, che, in alcuni casi si avvicinano all’AOR degli ultimi anni. Riecheggiano arie cavalleresche e di guerra altamente suggestive nella meravigliosa “Rock of Cashel”, uno dei picchi di Age of the Joker, seguito dall’Hard Rock di scuola Gotthard “Pandora’s Box”, in cui sono evidenti anche influenze Blues.
In generale l’album scorre su livelli ottimi, nonostante la presenza di “Two Out of Seven”, unico brano veramente brutto e banale del lotto intero; a questo passo falso però pongono rimedio alcuni episodi decisamente buoni, come “The Arcane Guild” -probabilmente il pezzo più strettamente Power Metal del disco- e “Fire on the Downline”, che parte come un brano più lento ed intimista per poi rinvigorirsi dopo un paio di minuti, fino a rasentare vette di eccellenza con “Breathe”, dotata di un chorus a dir poco eccezionale, e con l’ottima “Faces in the Darkness”.
Ci avviciniamo alla fine di Age of the Joker, quando una chitarra misteriosa apre quello che è forse il suo episodio più riuscito: la lunga “Behind the Gates to Midnight World”, che pochi secondi dopo esplode in un’esplosione di riff Sabbathiani, linee vocali passionali e travolgenti, assoli intensi, cavalcate Power che si scontrano con distorsioni quasi Stoner, per poi risfociare nella stessa, sinistra melodia iniziale. Il tutto in nove minuti che volano via prima che l’ascoltatore abbia la possibilità di accorgersene.
A chiudere l’album troviamo un pezzo di tutt’altro stampo: l’emozionante power ballad “Every Night Without You”, che non fa altro che ribadire la bontà di questa ultima fatica dei tedeschi.
In definitiva, gli Edguy sfornano uno dei tasselli più interessanti della loro ormai lunga discografia (che con Age of the Joker conta ben nove album in studio), nonchè uno dei più bei album Metal del 2011, almeno finora.
Infallibili.
Federico “Federico95” Reale
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Tracklist:
01 Robin Hood
02 Nobody’s Hero
03 Rock of Cashel
04 Pandora’s Box
05 Breathe
06 Two Out of Seven
07 Faces in the Darkness
08 The Arcane Guild
09 Fire on the Downline
10 Behind the gates to Midnight World
11 Every Night Without You
Line-up:
Tobias Sammet – vocals
Jens Ludwig – lead guitar
Dirk Sauer – rhythm guitar
Tobias Exxel – bass
Felix Bohnke – drums