Recensione: Ageless Decay
Quando ho letto i nomi del nuovo frontman e del produttore del quarto disco degli Ilium, sapevo già cosa aspettarmi da questo “Ageless decay“. Dietro al microfono è arrivato Di Meo, ben noto vocalist dei Masterplan e dei Riot, e il produttore è il celeberrimo Tommy Hansen, artefice di un nugolo di lavori di chiarissimo stampo power. Tra questi, sopratutto le zucche, i cui clichè si ritrovano pesantemente nel lavoro di questi ragazzi australiani.
L’opener “Mothcaste” è un concentrato di dieci anni di power melodico a metà strada tra i lavori scandinavi e quelli più leggeri tedeschi; doppia cassa quasi onnipresente, ritmo sostenuto ma non troppo spinto, riff zuccherosi e vocals armonizzate. Va discretamente meglio con la seguente “Hibernal Thaw“, incedere più pesante e cadenzato, ma quando si arriva al chorus ecco ancora linee melodiche trite e ritrite; decisamente di altra caratura la sezione centrale col break e gli assoli, davvero ben fatta. “Tar pit” è uno dei pezzi meglio riusciti del platter, atmosfere più oscure dove risaltano riff massicci e cupi per poi schiarirsi in sezioni più cristalline e heavy-oriented; ispirata anche la sezione assoli, con interessanti cambi di ritmo. “Omnipaedia” è una banale esecuzione di partiture classiche power metal, decisamente da premere il pulsante FFW sul lettore. Anche “Xerophyte” ricalca sentieri già percorsi, ma è evidente quella vena di personalità che rende il brano godible all’ascolto, soprattutto nella parte centrale; comunque rimane un pezzo che va poco oltre la sufficienza, anche a causa della esasperante lunghezza (quasi sette minuti di continue ripetizioni di strofa/bridge/chorus). “Nubia awakes” parte con un interessante riff in scala araba che si sviluppa su una trama sonora decisamente più heavy che power; ma quando entra la voce, ecco che le belle speranze cadono miseramente, un altro brano fotocopia la cui unica differenza con le precedenti Omnipaedia o Hibernal Thaw è quel velo melodico orientaleggiante. La title-track “Ageless Decay” spinge sull’acceleratore, ma non aggiunge niente al solito menu di doppia cassa, vocals armonizzate e quant’altro. La successiva “Eocene Dawning” è una mid-tempo godibile soprattutto per la prova vocale decisamente AOR di Mike Di Meo. “Fragmented Glory” sembra una versione diluita su sei minuti della title-track veloce e incalzante, ma decisamente noiosa; discorso identico può esser fatto per “The Neo-Mortician“, che plagia distrattamente Nubia Awakes. In chiusura troviamo “The little witch of Madagascar“, che richiama alla mia mente un pezzo dell’album di qualche tempo fa (e peraltro nemmeno quello un gioiello di originalità) del progetto “Ride the sky” di Uli Kusch, e la lunga e prolissa “Idolatry“, quasi otto minuti di power melodico inframezzato a break rallentati che sfocia nel per niente inaspettato finale epico.
La produzione è ovviamente eccellente, come di consueto in casa Hansen: batteria pomposa e ben reverberata, con suoni pestoni e chiari; chitarre con ottime distorsioni; basso discretamente udibile (ma ormai le produzioni moderne tendono quasi sempre ad oscurare questo importante strumento nella composizione del “wall of sound”); tastiere mai opprimenti nè preponderanti; vocals ben registrate e con un’ottima equalizzazione.
Io non ho mai puntato il dito contro le band che si inseriscono in filoni e propongono musica con rimandi a grandi e storiche band. Ma il grosso rischio per queste band è quello di superare quella sottile linea che separa l’ispirazione dal vero e proprio plagio; e gli Ilium, seppure siano bravi musicisti (su Di Meo non c’è nemmeno bisogno di spendere una parola in più), quella linea l’hanno superata. Ciò che viene in mente ascoltando il loro “Ageless Decay” è di musica ben suonata, ma inventiva rasoterra. Alcuni buoni spunti ci sono, ma è come diluire dell’orzata in una bottiglia d’acqua; tra l’altro bisogna anche dire che per i fan accaniti del power melodico questo disco sarà un altro pezzo da aggiungere alla propria collezione, perchè tanto sono certo che non rimarranno di certo delusi ad ascoltare un tale compendio dei loro gusti preferiti. Considerando la produzione ottimale e l’ottima esecuzione dei musicisti, questo “Ageless Decay” vale per me poco più della sufficienza.
Luca “NikeBoyZ” Palmieri
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Tracklist:
1. Mothcaste 05:58
2. Hibernal Thaw 06:54 * MySpace *
3. Tar Pit 05:24
4. Omnipaedia 05:12
5. Xerophyte 06:44 * MySpace *
6. Nubia Awakes 06:12
7. Ageless Decay 04:00
8. Eocene Dawning 03:45
9. Fragmented Glory 06:04
10. The Neo-Mortician 05:55
11. The Little Witch Of Madagascar 04:16 * MySpace *
12. Idolatry 07:35