Recensione: Ages of Light (1998 – 2013)
Siete tutti invitati all’anniversario più happy metal che ci sia!
I Freedom Call hanno appena soffiato sulle quindici, luminosissime candeline, ed ora non resta che gettarsi sulla zuccherosissima torta: “Ages of Light (1998 – 2013)”, un best-of con ben diciotto classici della band. Se riempire la panza non fosse abbastanza, seguirà una festa in maschera: il secondo CD “Masqueraded” contiene sei brani storici riarrangiati in maniera alquanto bizzarra, in generi dall’etichetta sgangherata: killerbilly, metal folk, melodic reggae, speed ska, power swing ed infine camp fire strumming. Che la festa abbia inizio!
Nel febbraio del 1998, lo storico batterista dei Gamma Ray, Dan Zimmerman (in pausa dai riflettori dal 2012) e Chris Bay registrano la prima demo “Freedom Call”, seguita nell’anno successivo dal debut “Stairway to Fairyland”. Fu così che i Guerrieri della Luce scesero tra noi. Il genere proposto dal combo, come ormai tutti sapranno, è un mix tra power metal teutonico stile Helloween/Gamma Ray e sonorità da sigle dei cartoni animati, un ipotetico quanto apparentemente paradossale punto intermedio tra Kai Hansen e Cristina D’Avena. L’happy metal dei Freedom Call è ormai un indelebile marchio di fabbrica della band, da sempre impegnata a portare un po’ di luce, allegria, positività e simpatia in giro per il mondo: un genere che “o lo ami o lo odi”, che causa notevoli dolori di stomaco ai puristi del metallo serio ed impegnato, ma che da quindici anni costringe i fan a costose cure dentistiche, non tanto per non aver rispettato i Dieci Metallamenti, quanto per la dolcissima zuccherosità della proposta musicale dei tedeschi.
La selezione da parte della band delle tracce del primo disco, il vero e proprio “best of”, ha seguito come direttiva generale quella di attingere da tutti e sette i full-lenght della band, in mostra nell’artwork dell’album in quello che Chris Bay ha definito, nella nostra intervista, un calendario Maya degli “anni della luce” del gruppo tedesco. Per completezza storico-discografica, il disco contiene anche due brani live: uno da Live Invasion (2004) e l’altro Live in Hellvetia (2011).
La struttura dei brani proposti è molto simile, mai banale anche se priva di grandi capolavori, tra i quali mi limito a segnalare i classici “Warriors”, “Mr. Evil”, “Land of Light” e “Metal Invasion”; il tutto tra trombe, cornamuse e happy-ci cori. I ritornelli entrano in testa già dal primo ascolto e non ne escono più, anche se spesso brani così immediati rischiano di coinvolgere ai primi ascolti ma risultare poco longevi e venire a noia sul lungo periodo.
Lo stile della band non ha subito particolari variazioni nel corso del quindicennio, come si potrà facilmente constatare durante l’ascolto, decisamente coerente, compatto e privo di alti e bassi, tutto da cantare con l’energia che avevi da bambino prima del tuo cartone animato preferito.
La vera novità del doppio CD è tuttavia “Masqueraded”: una proposta simile al forse troppo criticato “Unarmed – Best of 25th Anniversary” dei connazionali Helloween. Sarà che i brani storici dei Freedom Call non sono attorniati dall’aura di sacralità dei classici delle Zucche di Amburgo, sarà che in questo genere l’importante è non prendersi mai troppo sul serio, ma alcuni di questi pezzi sono decisamente godibili anche nelle nuove versioni. Dal singolo “Rockin’ Radio”, presentato in versione rockabilly, è stato realizzato un video a tema disponibile su youtube. Inaspettatamente la mia preferita si è rivelata “Mr. Evil” in versione reggae, seppur notevolmente inferiore all’originale, presente nel primo disco, è arrangiata in maniera davvero convincente: Bob Marley approverebbe. Segnalo anche una divertente “Metal Invasion” in versione folk. Chiude l’ascolto l’unica ballad vera e propria: una romatica “Freedom Call” proposta in versione da chitarrista da spiaggia (o da campo). Mi sarebbe piaciuto sentire una “Farewell” in versione vegetarian progressive grindcore, ma tutto non si può avere…
Dare un voto ad un best of è spesso una questione di punti di vista. Da un lato va valutata la qualità in valore assoluto dei brani selezionati dalla band per rappresentare la propria carriera musicale; dall’altro va considerato il materiale extra che può giustificare l’eventuale ascolto da parte dei fan, qui incarnata dal secondo disco. I curiosi brani extra di “Masqueraded” meritano sicuramente un ascolto: un gradevole sforzo per non proporre un misero CD di brani rimasterizzati, anche se, tolta la curiosità, potrebbe non essere un deterrente sufficiente per giustificare l’uscita di questo doppio CD come regalo ai fan.
Come spesso accade con i best-of, “Ages of Light (1998-2013)” trova, a mio modesto avviso, la sua ragion d’essere in chi si approccia per la prima volta ai Freedom Call. Con i suoi diciotto (per non dire ventiquattro) brani, infatti, il doppio CD fornisce un quadro abbastanza completo della carriera della band di Chris Bay. Per questo, che siate o meno fan della band, siete davvero tutti invitati alla festa più happy metal che ci sia: buon compleanno e buon anniversario Freedom Call!
Oh, the time has come, for power & glory
And tonight, for a happy metal party!
Luca “Montsteen” Montini
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