Recensione: Ahead
Quanta malattia qui dentro ragazzi. Dopo un lungo periodo di riflessione durato quasi sei anni, i Disharmonic Orchestra decidono di tornare sulla scena calpestata con violenza fino al 94 per proporci un lavoro sperimentale al punto giusto ed originale quanto basta per essere invidiato dai gruppi che non sanno ancora fare a meno del passato. Dopo la re-release del disco di esordio Expositionsprophylaxe inciso nel 1990, questi tre simpatici mostriciattoli del metal riprendono in mano gli attrezzi da lavoro dando vita ad Ahead: ibrido o rielaborazione personale delle ispirazioni più disparate, vecchie e nuove purchè di ogni genere. Considerate relativa l’indicazione fornita sopra dal sottoscritto perchè fra queste tredici tracce non potrete fare a meno di incontrare At The Gates, Lenny Kravitz, Prodigy, per un misto nocivo di black tiratissimo, death, trash, industrial, nu-metal, rock commerciale e canto popolare.
Prima di tutto darei un’occhiata alla struttura dell’album e alla formazione che compone questo gruppo.
Patrick Klopf – guitars, vocals
Martin Messner – drums
Herwig Zamernik – bass, vocals
Superiamo l’accattivante intro Plus One. Le tracce 2/8/11/13 sono accomunate non solo dalla breve lunghezza, ma anche dal sound che maggiormente le avvicina al metal propriamente detto. E’ proprio qui che si possono incontrare riff devastanti e stacchi death metal allo stato puro, seguiti da una batteria martellante che inevitabilmente ci riporta agli At The Gates in r.u.s.m.t.s.i.m. agli spasmodici Theory In Practice di i.m.s.m.t.s.u.r. alla sorpresa di stampo grindcore di If this is it, it isn’t it, is it?
Queste brani tanto improvvisi e brevi quanto eccitanti rendono abbastanza discontinua la lettura del disco, tuttavia non posso certo considerare queste inconsuete esplosioni di energia come una semplice dimostrazione di forza di fronte ad un album che non può essere definito propriamente metal. Ci sarà un motivo per cui l’ascoltare è spesso interrotto da queste inebrianti variazioni di stile? I Disharmonic Orchestra scelgono la strada più difficile, questo è assodato. Si distaccano dalla propria potenza sonora e dalle grandi doti esecutive dimostrate fin troppo bene ad esempio con Keep Falling Down, per fare uso di basi elettroniche veramente sfiziose nutrite del tagliente riff di chitarra di Patrick Klopf come in Dual Peepholes. Non mancano neanche le parti più toccanti, non a caso in Idiosycrated un pianoforte distorto accompagna una voce malinconica e metallica a ricordare il tanto apprezzato Lenny Kravitz di Five.
Nel contesto del gruppo in questione, ritengo questo album un ottimo lavoro. Le sonorità si muovono su territori vastissimi che adesso devono trovare soltanto un centro ben equilibrato, nel pieno rispetto di tutte le ispirazioni ritrovate e rielaborate con cura dalla mente disturbata di questa orchestra da manicomio.
Dimenticavo. Alla fine avrete una sorpresa che vi farà impazzire.
Andrea’Onirica’Perdichizzi
TrackList:
1. Plus One
2. r.u.s.m.t.s.i.m.
3. Supervision
4. Nine9Nine
5. Grit Your Teeth
6. Keep Falling Down
7. Dual Peepholes
8. If this is it, it isn’t it, is it?
9. Idiosycrated
10.The Love I Hate
11.Pain Of Existence
12.Mindshaver
13.i.m.s.m.t.s.u.r.