Recensione: Ahead Of Time
I Frozen Rain sono la creatura partorita dalla mente del polistrumentista di origine belga Kurt Vereecke. Affacciatisi sul mercato discografico nel corso del 2008, “Frozen Rain” – capace di avvalersi della collaborazione di artisti del calibro di Tommy Denander, Steve Newman e del “nostro” Guido Priori – riscosse discreti pareri di critica, pur non rientrando certamente in quella cerchia ristretta di dischi da ricordare e custodire gelosamente del decennio da poco trascorso.
In quest’inizio di 2012, a circa quattro anni dall’esordio, Vereecke ci riprova ancora, nel tentativo perlomeno di eguagliare il discreto livello raggiunto con il debutto omonimo.
Questa volta agli strumenti non ci sono ospiti d’eccezione o in grado di garantire ai Frozen Rain un certo tipo di appeal. Fortunatamente non si può dire lo stesso per i ruoli recitati con perizia nel “dietro le quinte”: sono, infatti, gli oramai onnipresenti Dennis Ward (Pink Cream 69, Silent Force, Khymera, Place Vendome, Sunstorm e tanti altri) e Alessandro Del Vecchio (Edge Of Forever, Eden’s Curse, Shining Line, Lionville) ad occuparsi rispettivamente di masterizzazione e missaggio.
L’inizio del disco è subito pimpante: il poker d’apertura, composto da “Believe Or Not” – per la quale è stato girato anche un videoclip – “Forever”, “Breakin’ Out” e “We’re Gonna Back”, sarebbe già sufficiente per illustrare all’ascoltatore la direzione che Vereecke e soci intendono seguire. Tastiere molto pomp, maestose e sempre in primo piano; chitarre incisive e puntuali accompagnatrici, ma allo stesso tempo mai in grado di usurpare il ruolo da protagonista alla coppia forgiatrice di trame tastieristiche composta da Jurgen Vitrier e dallo stesso master mind.
Al contrario del debutto, che vide la possibilità di spartire le prestazioni vocali tra ben cinque cantanti diversi, in questa seconda fatica la responsabilità di dare voce alle melodie del compositore belga è stata attribuita al solo, ma navigato, Carsten ‘Lizard’ Schulz (Evidence One, Paradise Inc., ex-Domain). Il singer non si risparmia e prova a dare il meglio di se, sia negli episodi più tempestosi, sia nella rilassante ballad “Too Late”, posta pressappoco a metà della tracklist, di fatto unico momento di “pausa” tra gli undici proposti del lotto.
Dopo la “sosta”, è “Turn It On” a mettersi subito in evidenza, seguita dal piacevole duo formato da “The Last Dance Ain’t Over” e dalla cadenzata title-track – dove risuonano con forza gli echi del moderno Journey-sound – eleggibili, a conti fatti, come i migliori capitoli assieme alle iniziali “Believe Or Not” e “Breakin’ Out”.
Sul finale, a farsi notare sono invece i cori di “Not At Home” e i soli chitarristici – affidati alla sei corde di Rick Priem – della strumentale – anche se introdotta dalla voce dell’ospite Chris Swinney – e conclusiva “Voodoo Party”.
“Ahead Of Time”, pur se non al livello delle grandi uscite d’inizio anno, è comunque un discreto lavoro di AOR keyboard-oriented, forse un po’ freddo – quasi a voler richiamare i colori della copertina – ma comunque piacevole e superiore, anche se non di molto, all’omonimo esordio.
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Tracklist:
01. Believe It Or Not
02. Forever
03. Breakin’ Out
04. We’re Gonna Rock
05. Too Late
06. Turn It On
07. Ahead Of Time
08. The Last Dance Ain’t Over
09. Not At Home
10. The Way That You
11. Voodoo Party
Line Up:
Carsten ‘Lizard’ Schulz – Voce / Cori
Kurt Vereecke – Tastiere / Basso / Chitarra / Cori
Rik Priem – Chitarre
Vincent De Laat – Basso
Jurgen Vitrier – Tastiere
Hans Vereecke – Batteria
Guest Musician:
Chris Swinney – Cori