Recensione: Ain’t Just a Game

Di Stefano Ricetti - 4 Luglio 2013 - 20:55
Ain’t Just a Game
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
74

The Warning Cross è il moniker di un combo residente a Sondrio che giunge all’esordio discografico in modalità  autoprodotta, con però le stimmate del lavoro professionale, come si è usi in quelle lande alpine: prima i fatti e poi, solo se necessario, il bla bla bla a corollario. La line-up vede schierati Giuliano Gianatti (voce), Danilo Messa (chitarre), Renato Gusmeroli (batteria) oltre a una vecchia conoscenza dell’Hard italico quale Alberto “El Guapo” Bollati, già componente dei purtroppo da tempo sciolti Wine Spirit, al basso. Tutta gente anagraficamente non di primo pelo, indi.

Ain’t Just a Game si presenta intrigante sin dalla inquietante copertina, realizzata da Alessia Cattelini, pienamente in linea con le scottanti e drammatiche tematiche trattate all’interno dei testi delle nove canzoni, totalmente scritti dal singer Gianatti e riportati per intero nel booklet di otto pagine, curato sì a dovere ma misteriosamente privo di una foto della band.

Per inquadrare tot court la proposta musicale dei ‘Warning Cross basta fare un salto nel passato prossimo della storia della musica dura, quando i Black Sabbath schieravano quel fuoriclasse rispondente al nome di Tony Martin dietro al microfono e ancor prima la Ronnie James Dio band spadroneggiava grazie a quel favoloso cantante che Le dava il nome. Restando in ambito tricolore, i valtellinesi richiamano la primissima incarnazione dei Dark Lord, per quanto attiene il cantato di Gianatti, vicino al Gable Nalesso d’annata. Va sottolineato, però, che rispetto al combo di stanza a Mestre i Nostri sono forieri di una proposta meno metallicamente veemente e più in linea con l’heavy rock di stampo classico.

A dettare legge fra i solchi del dischetto ottico su base nera e simbolo rosso simil-Judas Priest è senza dubbio la voce di Giuliano Gianatti, personaggio che mostra coraggio da vendere essendo foriero di una degna prova vocale ispirata ai campioni di cui sopra. Se dal punto di vista del mood il singer riesce addirittura a stupire in alcuni passaggi chiave, altrettanto non si può dire per quanto attiene la Sua pronuncia inglese, decisamente acerba e davvero troppo “italiana”. Un po’ più di mestiere affiancato da quella sana dose di sporcizia d’ugola Rock’N’Roll avrebbe sicuramente giovato alla causa. Al di là di questa pecca, peraltro comune a tantissime altre band facenti capo allo Stivale, quello che resta dopo l’ascolto di Ain’t Just a Game è assimilabile a quanto si prova dopo aver gustato un buon bicchiere di vino d’annata in un contesto adeguato. Bisogna viceversa lavorare sulla temperatura di fruizione: i Warning Cross spesso risultano, a pelle, un poco “freddi“.

La chitarra di Danilo Messa <po esse fero e po esse piuma> così come declamava il grande Mario Brega in veste di camionista all’interno del film Bianco, Rosso e Verdone, proprio perché sa essere sempre al servizio del pezzo e mai fine a se stessa, “picchiando” a dovere quando vi sono i presupposti per farlo. Inevitabile non accostarla in più riprese a quella di Tony Iommi, specie nei momenti più duri, a scandire senza macchia e senza paura l’incedere dei brani più tipicamente marziali, peraltro ampiamente sostenuti da una sezione ritmica robusta e precisa.  

Ain’t Just a Game, album dalla resa alle casse sorprendente – tenendo conto che sempre di autoproduzione si tratta – regala inoltre perle del calibro della sfidante Towards the Sky così come passaggi da brivido da parte dell’ascia di Messa sul finire di Spells and Rites. Lavoro più che incoraggiante, quindi, per i quattro lombardi e, come si dice da quelle parti, “a veghèn…”. Tradotto: averne di dischi così all’esordio!           

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

Contatti band: thewarningcross@gmail.com

        

Ultimi album di The Warning Cross