Recensione: Airspeed

Di Stefano Ricetti - 27 Marzo 2012 - 0:00
Airspeed
Band: Airspeed
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2012
Nazione:
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77

L’opera di ripescaggio e restaurazione del patrimonio artistico musicale duro degli anni Ottanta italiani da parte della Jolly Roger Records inaugura questo inizio 2012 con Airspeed, disco contenente due demo rimasterizzati della band omonima rispettivamente del 1983 e del 1985. Il lavoro, in realtà, poteva essere esaustivo se si fosse potuto pubblicare anche il terzo demo del 1986, quello che beneficiò anche di apparizioni video sui canali RAI, purtroppo tassello mancante di questa raccolta per il veto posto da uno degli autori coinvolti.

Come ben specificato all’interno del booklet di otto pagine – le due centrali riportano foto d’epoca dei protagonisti a opera di Marco Panarelli -, gli Airspeed nascono a Siena nel 1981. Il primissimo nucleo della band in realtà risponde al nome di Airspeed Horsa, derivato da un aliante della RAF utilizzato nel secondo conflitto mondiale. Dopo il classico periodo contraddistinto dalla gavetta a interpretare brani di altri la line-up si stabilizza con Adolfo Morviducci detto Morby alla voce, Andrea Castelli al basso, Stefano Corsi e Freddy Mazzuca alle chitarre, Fabio Anichini alle tastiere e Fabio Bianciardi alla batteria.

Il moniker si spezza nel più semplice, esplicativo e diretto Airspeed sulla base delle fortissime spinte HM provenienti dall’Inghilterra – Judas Priest, Saxon, Iron Maiden e Samson – e dopo lo split di Stefano Corsi (fonderà  i Quarrymen) nel 1983 e altri aggiustamenti nella line-up il gruppo incide il primo demo, figlio di una sufficiente esperienza live. Nonostante una evidente produzione sottotono, il magico tam tam delle fanzine cartacee fa circolare il nome del gruppo senese tanto che i Nostri vengono invitati a partecipare all’Italian Massacre di Gazoldo degli Ippoliti (MN) del giugno 1984, raduno che vanta buona parte del fior fiore dell’HM tricolore del periodo. A tal proposito la penultima pagina del libretto riporta pari pari il manifesto dell’epoca, ove si può notare che razza di bill fu allestito per la kermesse. In pieno trip anglofono-maccheronico anni Ottanta, gli Airspeed si ritrovano in cartellone come Airspead!

Durante quella giornata, che vede l’entrata nella formazione del batterista Francesco Petreni, accade  l’irreparabile: Morby viene contattato dal manager dei Sabotage e poco più tardi si unirà al gruppo dei fratelli Caroli, lasciando definitivamente gli Airspeed. Il Suo posto viene rilevato dal cantante e tastierista Nicola Costanti, cambiamento che porta considerevoli  novità in seno alla band: il suono, da duro e puro HM, si trasforma in “un raffinato connubio tra hard rock e progressive, con ritmiche inusuali in tempi dispari e arrangiamenti tra il tecnico e il pomp rock – cfr.”.

E’ del 1985 il secondo demo, anch’esso racchiuso all’interno di “Airspeed” con la formazione assestata su: Nicola Costanti (vocals & keyboards), Andrea Castelli (bass), Freddy Mazzuca (guitar) e Francesco Petreni – drums.

Il disco si divide, nettamente, in due tronconi, tanto che se non fosse per l’identico moniker parrebbe di trovarsi di fronte a due gruppi completamente diversi. Quello che diverrà un campione dell’Italian Way Of Heavy Metal, ovvero Morby, per la prima volta dà prova delle proprie possibilità canore, sulla base di un’impostazione naturale rigorosamente HM Docg, all’interno delle cinque tracce del demo 1983. La qualità c’è, nonostante alcune evidenti e normali ingenuità, basti pensare al cuore pulsante sotto forma di basso che sa imprimere un altro monumento come Andrea Castelli (Shabby Trick, Cappanera) ai vari brani e si riesce a passar sopra al fatto che il suono sia  inesorabilmente datato, nonostante tutti gli accorgimenti postumi di questo mondo in fase di studio. I mezzi e le strumentazioni originali, va ricordato, sono pur sempre del 1983.

Fra alcuni fuorigiri con relative distorsioni esterne a ogni controllo – assimilabili a certi passaggi di A Race With The Devil dei VanadiumStone To The Glass e Fireband sono totali dichiarazioni d’amore all’heavy metal classico. We’re To Stay strizza l’occhio alla componente dark del movimento inaugurando le famose urla al cielo del buon Morby Nazionale mentre The Dark Rave segna troppi passaggi acerbi per restare impressa nonostante la valida struttura. Chiudono il demo 1983 gli otto minuti scarsi della strutturata e non annoiante Find My Freedom: autentica magia per una band agli esordi, al di là di qualche sgambetto alla pronuncia inglese, probabile prodromo di quanto poi realizzato dai Sabotage in Hoka Hey.     

Cambio netto di registro nei quattro pezzi successivi appartenenti al demo 1985: al posto dell’HM tout court gli Airspeed optano per una miscela musicale che pesca nel progressive, nell’hard rock e non disdegna tastiere sbragate da classifica (senza esagerare, ovviamente). I risultati, una volta passato lo shock iniziale, forniscono buone sensazioni, invero, con la magnetica e liquida Go Run a segnare l’highlight assoluto del disco. Pelle d’oca e un Nicola Costanti semplicemente immenso dietro al microfono.    

All’interno del poker costituito da In The Fairy Land, The House, With A World In The Sky e la sopra menzionata Go Run convivono diverse anime: Uriah Heep, Asia, Black Widow e Hawkwind, senza fare a pugni fra di Loro, con parziale eccezione per With A World In The Sky, a firma Andrea Castelli, più orientata alle cose alternative del periodo Nwobhm inglese.

A sorpresa, a chiudere un lavoro comunque affascinante, per ripescaggio e contenuti disparati – al di là della mera resa alle casse – una canzone fantasma a mo’ di bonus interpretata da Morby, Andrea Castelli, Stefano Corsi, Lino Gerardi e Fabio Anichini. Trattasi di episodio completamente spiazzante e lontanissimo dall’HM in mezzo ai denti che ci si potrebbe attendere da Morviducci e soci ma proprio per questo affascinante: una sorta di brano da piano bar, di quelli che si godono nel pieno torpore prima della chiusura di un pub, dopo enne Jack Daniel’s in corpo e con la gola squartata dall’ennesima sigaretta, prima di andare a nanna. Grandi! 

Ulteriore valore aggiunto detiene la terzultima pagina del booklet: contiene il testamento spirituale di Elio Ferlaino, allora manager dei Sabotage, che racconta per filo e per segno come fece a strappare Morby agli Airspeed in quel di Gazoldo nel 1984, autodefinendosi uno str***o.

Airspeed” è disco variegatissimo a testimoniare quanto le barriere ideologiche poco contassero negli anni Ottanta metallici italiani ove la protagonista incontrastata restava sempre e comunque la musica. Soltanto DOPO e spesso all’ultimo momento si pensava a packaging, comunicati, look, copertine e gli strafalcioni sgorgavano inevitabilmente copiosi, figli anche e forse soprattutto della fretta.

Stefano “Steven Rich” Ricetti
 

 

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TRACKLIST DEMO 1983:
STONE TO THE GLASS ( Castelli-Morviducci)
FIREBAND (Castelli-Morviducci)
WE’RE TO STAY (Castelli-Morviducci)
THE DARK RAVE (Castelli-Morviducci)
FIND MY FREEDOM (Castelli-Morviducci)

TRACKLIST DEMO 1985:
IN THE FAIRY LAND (Costanti)
THE HOUSE (Costanti)
WITH A WORLD IN THE SKY (Castelli)
GO RUN (Costanti)

Line-up DEMO 1983:
Morby – vocals
Andrea Castelli – bass
Freddy Mazzuca – guitar
Marco Barbucci – drums

DEMO 1985:
Nicola Costanti – vocals & keyboards
Andrea Castelli – bass
Freddy Mazzuca – guitar
Francesco Petreni – drums

GHOST TRACK:
Morby – vocals
Andrea Castelli – bass
Stefano Corsi – guitar
Lino Gerardi – drums
Fabio Anichini – keyboards

 

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