Recensione: Alameida

Di Matteo Lavazza - 3 Maggio 2004 - 0:00
Alameida
Band: Dystopya
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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60

Nati nel 2001 i milanesi Dystopya arrivano ora al loro demo d’esordio con questo “Alameida”.
Il cd viene aperto dalla title track “Alameida (Scream of Desperation)” , e fin da subito e chiaro che il Thrash è il genere musicale a cui attinge la band. La canzone è decisamente cattiva e piuttosto ben studiata, peccato solo che a mio parere le linee vocali del pur bravo Luca Gherardi non mi sembrano molto indovinate, non mi sembrano molto azzeccate e soprattutto sono molto scontate, il che va ad influire in maniera piuttosto negativa su un pezzo che musicalmente è comunque molto valido. Mi sento anche di fare un piccolo appunto al batterista Elio La Greca, le cui parti di batteria sono piuttosto scontate e non riescono a dare al brano quel tocco in più, anche se bisogna ammettere che riesce comunque a dare potenza alla canzone.
La seguente “Fog of Fear” si apre con chitarre arpeggiate, a cura del bravo Ivan Leone, e con il cantante Luca che in questo caso è riuscito a trovare una buona linea melodica, con dei controcanti che danno alla song un feeling particolare. Molto bello l’incedere in crescendo del pezzo, davvero un ottima prova in fase di songwriting da parte dei Dystopia, non esito un attimo a definire “Fog of Fear” il pezzo migliore tra i sei che compongono il demo.
Si prosegue con “Mad Sentry”, aperta anch’essa da un arpeggio, ma in questo caso l’atmosfera nella parte iniziale è più oscura, prima di esplodere in un riff Thrash davvero roccioso, peccato solo che la canzone, soprattutto nel ritornello, assomiglia, a mio modo di vedere, in maniera davvero incredibile a “Rectifier” dei Tankard.
Arriva il momento di “Dystopya”, brano parecchio Slayer-oriented , perlomeno nel riff portante, con aperture melodiche davvero molto ben fatte, così come molto azzeccata e la parte centrale in cui il basso di Marco Mattioli diventa protagonista. Non male anche l’assolo finale di Ivan Leone, che ricorda molto quelli di Kirk Hammett dei tempi d’oro.
“Mirror’s Soul” viene anch’essa aperta da un arpeggio di chitarra con la voce di Luca che cerca di dare un alone di “oscurità”, senza però riuscirci in pieno, credo che questo sia l’unico punto in cui la voce del cantante non risulta all’altezza della situazione. Il resto del pezzo non è male, manca però uno spunto vincente che lo renda vincente, il tutto scorre infatti senza lasciare un gran segno del suo passaggio.
In chiusura si trova “Killing Time”, anche in questo caso l’apertura del brano è affidata ad un arpeggio di chitarra, con il solito Luca che si districa bene anche con l’uso della voce pulita. Anche in questo caso la canzone non è male, le melodie sono buone così come i cambi di tempo, peccato che su tutti ci sia un alone di già sentito che rende la canzone piuttosto prevedile con conseguente perdita d’impatto.
Tecnicamente il gruppo è piuttosto preparato, con il più volte citato Luca in possesso di un ottima voce per il genere e in generale tutta la band riesce a svolgere più che bene il suo lavoro, come ho scritto prima l’unico vero appunto è da fare al batterista Elio, sicuramente preparato, ma che dovrebbe cercare di rendere più varie le sue parti, di sicuro è auspicabile che un po’ tutti i musicisti riescano a staccarsi dai modelli più famosi, tipo Hammett per il chitarrista.
I suoni non sono male, anche se in generale risultano un po’ troppo impastati e con i piatti della batteria registrati a volume certamente troppo alto rispetto al resto.
In definitiva posso dire che con questo loro primo lavoro i Dystopya hanno dimostrato di avere tutte le carte in regola per poter ritagliarsi uno spazio anche importante tra le nuove thrash bands italiane, purtroppo al momento ci sono troppi difetti, piccoli e grossi, che fanno sì che questo “Alameida” non riesca ad avere tutte le carte in regola per essere all’altezza della situazione, ma una volta che il gruppo avrà maturato l’esperienza necessaria sono assolutamente certo che potrà dire la sua alla grande. Per il momento hanno confezionato un demo godibile ma niente di più.

 

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