Recensione: Algophobia [EP]

Di Daniele D'Adamo - 12 Dicembre 2010 - 0:00
Algophobia [EP]
Band: Tuam Nescis
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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73

«Non permettere la putrefazione dei tuoi organi,
non permettere che il tuo corpo marcisca invanamente,
dona luce alle speranze buie,
dona gloria alle sconfitte,
dona vita in fin di vita»

(Danyel Burton)

Creature oscure del palermitano Enzo Daniele Cuccia, in arte Danyel Burton, i Tuam Nescis con l’EP “Algophobia” avvolgono con una tetra e lugubre atmosfera le assolate terre siciliane, facendole precipitare in un desolato abisso saturo d’incenso misto a zolfo.

La band è spezzata in due. Da una parte, coloro i quali sono assegnati agli strumenti necessari per un approccio intimista al progetto Tuam Nescis; dall’altra, i chitarristi. Il cui compito consiste d’indurire il sound dell’ensemble, facendo sì che lo stesso possa inquadrarsi in una sorta di «post-black/death»; in cui – pur non abbandonando le caratteristiche peculiari del genere – dalla brutalità tipica dell’estremo si passa a una particolare attenzione per gli aspetti emozionali. Sì da poter fare – azzardando un po’ – qualcosa di simile al «post-black/Eerie Emotional Music» i cui capisaldi inamovibili rispondono ai nomi di Alcest, Lantlôs, Nàttsòl, Nucleus Torn e Antimatter.

E, come la band, anche le canzoni sono divise nel loro impatto. Malgrado questo, Danyel Burton e i suoi compagni d’avventura riescono a tenere assieme un sound pericolosamente portato alla discontinuità, senza però restarne intrappolati. Pur essendo così dissimili nella parte esteriore, in realtà le armonizzazioni seguono lo stesso percorso, diretto verso le ignote lande della nostra personalità.

“Anxiety” rispecchia in toto il taglio decadente che seziona “Algophobia”. Un brano ambient tetro, angosciante; che materializza il lato oscuro della forza che muove l’Universo. Un mesto suono d’organo fa da Caronte trasportando le anime più nere nella violenta e aggressiva “Algophobia”. La canzone fa suo il leitmotiv dell’imponente strumento dai tasti bianchi e neri, svolgendosi mediante un mid-tempo potente e profondo, alimentato dal rombo del basso e dalla pressione della doppia cassa. “Transplants” prosegue nella proposta black/death del quartetto isolano. Black/death, comunque, cui non mancano spruzzate di doom; un po’ come nei mortiferi Triptykcon del leggendario Tom G. Warrior. Gli inserti strumentali appesantiscono l’etere, facendo precipitare chi ascolta nelle deserte terre immaginate da Danyel Burton (ottimo, nell’interpretazione delle funeree linee vocali), autore sia dei testi sia delle musiche. “Transplants” è una canzone eccellente, capace di far vibrare l’inconscio con il suo spiccato potere visionario. La terribile “Calvario”, agghiacciante brano ambient ricco di campionamenti da brivido, chiude in modo più che degno il purtroppo breve EP.

L’assaggio dei Tuam Nescis che “Algophobia” offre, comunque, mostra l’esistenza di una grande potenzialità in capo agli stessi. Il loro sound, a onor del vero non originalissimo, calamita irresistibilmente le anime nel Profondo Nero, rendendo difficile la loro risalita verso la luce.
   
Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Anxiety 2:27
2. Algophobia 3:32
3. Transplants 5:43
4. Calvario 4:26

All tracks 16 min. ca.

Line-up:
Ivan “Ivan B Vega” Bologna – Growl, scream and clean Voice
Vincenzo “K. Mega” Giuffrè – Keyboards & Synths
Vincenzo “Vincent Purple” Viola – Drums
Enzo Daniele “Danyel Burton” Cuccia – Bass & Programming

Session musician:
Giorgia Matesi e Giulio Di Gregorio – all Guitars
Alessandro Parrino per la sua prima impronta – Guitar
 
 

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