Recensione: AlieNatura

Di Francesco Maraglino - 4 Gennaio 2014 - 6:00
AlieNatura
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Anno: 2013
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80

Il Tempio delle Clessidre è una band di rock progressivo formatasi a Genova nel 2006, per volontà della tastierista e cantante Elisa Montaldo e dello storico vocalist dei Museo Rosenbach Stefano “Lupo” Galifi. Attorno ai due artisti si coagula una line – up completata dal bassista Fabio Gremo, dal chitarrista Giulio Canepa e dal batterista Paolo Tixi.
La band, dopo tre anni d’intenso lavoro di preparazione, raccoglie consensi a dir poco lusinghieri con il primo album, omonimo, e con i propri concerti, tra i quali spicca la partecipazione, nell’estate del 2012, al prestigioso festival Nearfest in Pennsylvania (USA).
Di recente, ecco arrivare il cambio del cantante, con il nuovo Francesco Ciapica a prendere il posto di “Lupo”, tornato con la sua band d’origine. Con il subentrante vocalist il Tempio delle Clessidre dà alla luce il secondo full-length, intitolato “AlieNatura”, uscito, come il precedente, per l’etichetta Black Widow Records.
 
Il nuovo lavoro conferma l’amore sviscerato del combo ligure per il progressive rock più classico, ed in particolare per quello italiano degli anni settanta; un genere che, in effetti, rappresenta una delle espressione artistiche più celebrate anche all’estero dell’italica musica rock.
Il gruppo predilige, nello specifico, atmosfere alquanto cupe, e le infarcisce, come il genere comanda, di citazione colte, classiche ed etniche. Lo dimostra, fin dall’inizio, l’interessante ed affascinante strumentale Kaze, che si propone all’ascoltatore con suoni acustici, echi orientali, ed esplosioni elettroacustiche di finissima tessitura prog. Subito dopo arriva Senza Colori, un lungo brano teso e lirico, che può far riecheggiare spunti riconducibili a Gentle Giant e BMS. Il Passo, successivamente, offre le magnificenze di un prog classicheggiante con momenti più pieni ed altri più rarefatti e delicati, con prevalenza di un mood lirico e cupo su cui si stagliano gli assolo di chitarra elettrica e di tastiere, dall’andamento disteso e dal mood evocativo. Su coordinale analoghe si muove Fino alla Vetta, che è aperta da tastiere e un canto lirico e dolce, ed indugia a tratti su atmosfere solenni.
In  mari espressivi diversi veleggia, invece, Onirica Possessione, che, dopo un tenebroso inizio, prosegue in uno svolgimento teso, lancinante e doloroso con qualche sprazzo delicato ed acustico contrassegnato dalla voce femminile. Sempre il canto di Elisa intarsia pure il delicato frammento sonoro di Notturna. ?, però, soprattutto con Il Cacciatore, un brano progressive sinfonico e classicheggiante, in cui tutti gli strumenti (tra i quali si mostrano sugli scudi soprattutto i tasti d’avorio) sono in perfetto equilibrio, che il Tempio fornisce la sua prova magistrale in un pezzo di spessore assoluto.
 
AlieNatura è, dunque, un’opera che sarà apprezzato da chi ama gruppi che hanno fatto la storia del rock italiano, come Banco del Mutuo Soccorso, Le OrmeIl Balletto di Bronzo, e soprattutto le trame ed i temi più cupi di tale genere musicale, confermando il Tempio delle Classidre come una delle realtà più interessanti e personali del panorama musicale tricolore.

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