Recensione: Alive 2
Oh! Oh! Oh! Signori cari, mister Belladonna, mister Spitz e mister Bello sono tornati: i veri, unici Anthrax sono di nuovo on stage! Se come il sottoscritto eravate rimasti estremamente delusi dall’eccessivo modernismo dell’ultimo ‘We’ve Come For You All’ e dalla piega che la band aveva preso con l’innesto di Bush e Caggiano, preparatevi a un tuffo nel passato: Alive 2 vi farà scapocciare incondizionatamente per 73 fottuti minuti, in nome del puro thrash metal serrato e suonato nella miglior tradizione della band newyorkese.
Certo, dodici pezzi non sono tanti, e inevitabilmente ci troviamo qui a piangere la mancata comparsa di episodi di valore altissimo, soprattutto dal fronte ‘Spreading the Disease’ (Lone Justice, Stand or Fall e la spettacolare Armed & Dangerous su tutte) ma in soli dodici brani è difficile, se non impossibile, riuscire a concentrare tutta l’essenza di una band del genere. E allora, più che rammaricarci per le assenze, concentriamoci nel godere dei presenti e di un live grezzo e dalla produzione decisamente azzeccata, capace di esprimere in pieno l’atmosfera trascinante di una band che ultimamente (anche con Bush e Caggiano) ha ritrovato grande vitalità e capacità.
La partenza è tutta al cardiopalma, con una sequenza di capolavori da brividi ed esaltazione totale: la splendida Among The Living, la classicissima Caught In A Mosh, la fantastica A.I.R., la grandissima Antisocial, e l’immancabile Efilnickufesin (Nfl). Segue la chicca dell’album, quella Deathrider che inaugurò, nel lontano 1983, la carriera della band, qui riproposta in una versione davvero devastante. Si passa poi all’irruenza di Medusa e a ‘Persistence of Time’ con In My World e Time, queste ultime due intervallate da una travolgente Indians. Il finale è tutto in nome della partecipazione collettiva del pubblico con Be All, End All, secondo estratto da ‘State of Euphoria’, e l’epilogo I Am The Law.
La prestazione di Belladonna non è senza difetti, e nemmeno la band sembra completamente esente da imperfezioni… ma questo poco influisce sulla resa complessiva del live, che si pone a un livello molto più che soddisfacente. Nel thrash metal gli errori tecnici e di forma possono tranquillamente restare in secondo piano: quando c’è la grinta e la carica di questi Anthrax tutto il resto non conta. Unica, grandissima e incurabile perdita, l’assenza del geniale intro alla Blues Brothers, perfetta sintesi dello spirito di questo ritrovato gigante del thrash USA.
Ora seguiranno tutti gli interrogativi del caso, ovvero se le pecorelle smarrite resteranno all’ovile o se, celebrato il ventennale con il tour in line-up classica e questo live, la band tornerà alla formazione degli ultimi anni. Comunque vada lasciamoci appagare i sensi da questo disco dal vivo (e la band in tour per chi non l’avesse ancora fatto) con tanta nostalgia e la consapevolezza che, purtroppo, potrebbe essere l’ultima volta.
Thank you very fucking much Anthrax!
Tracklist:
01. Among The Living
02. Caught In A Mosh
03. A.I.R.
04. Antisocial
05. Efilnickufesin (N.F.L.)
06. Deathrider
07. Medusa
08. In My World
09. Indians
10. Time
11. Be All End All
12. I Am The Law
Alessandro ‘Zac’ Zaccarini