Recensione: Alive Again

Di Matteo Lavazza - 6 Giugno 2003 - 0:00
Alive Again
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Anno: 2003
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85

Ritornano con la formazione originale i newyorkesi Nuclear Assault, che si ripresentano al pubblico con questo “Alive Again”, e di sicuro non c’era modo migliore per loro di tornare a farsi vivi in attesa del nuovo studio album che è già in fase di composizione.
La prima cosa che si nota ascoltando questo album è come lo spirito della band non sia affatto cambiato, i Nuclear Assault sono rimasti i casinisti che i Thrasher di vecchia data non possono non ricordarsi.
È quasi stupefacente come canzoni ormai parecchio datate come quelle presenti sul disco riescano ancora a risultare tanto attuali e tanto violente, con la voce sgraziata di John Connelly a dettare legge insieme al basso di Dan Lilker, sfido infatti chiunque a non farsi trascinare da pezzi come l’opener “Rise from the Ashes”, un vero e proprio inno di quello che negli anni ’80 veniva definito Thrash-Core con riffs spezzacollo e stacchi mozzafiato, “F#” che risulta essere un istigazione al pogo selvaggio con la band che macina a colpi di note qualsiasi cosa gli capiti a tiro e con un Glenn Evans davvero scatenato dietro alle pelli, “Critical Mass” dove forse più che in altre canzoni si mette in mostra uno dei punti di forza della band, cioè quello di riuscire a coniugare testi decisamente intelligenti ad un attitudine ironica e quasi scanzonata, “Sin” che riesce ad alternare parti tirate ad altre di una pesantezza terrificante, la mitica “Butt F**ck” che alterna ritmi Grind a parti quasi blueseggianti oppure la mitica “Game Over”, uno strumentale dall’incedere degno di uno schiacciasassi, ma è davvero dura citare solo qualche pezzo qua e la, infatti tutte le canzoni presenti su questo “Alive Again” sono davvero un piccolo pezzo di storia del Thrash newyorkese.
Un capitolo a parte lo meritano però sicuramente due pezzi in particolare, cioè “New Song” che secondo me rappresenta uno dei capitoli più belli della storia del Thrash tutto, con la sua indefinibile carica di cattiveria e violenza, con tutto il gruppo impegnato a picchiare il più possibile sugli strumenti e con degli stacchi davvero da brividi, e la grandiosa “Hang the Pope”, poco più di un minuto di pura furia Grind con Danny Lilker impegnato dietro al microfono.
La produzione è davvero ottima, potente e grezza come si addice ad un gruppo come i Nuclear Assault, peccato solo che il pubblico si senta davvero pochino.
Tecnicamente la band fa tutto quello che deve alla perfezione, cioè riesce a donare potenza ad ogni singola nota, di certo da loro non ci si possono aspettare assoli ipertecnici a ritmiche complicate, ma la loro forza sta proprio nel riuscire a rendere uniche canzoni tutto sommato piuttosto semplici sotto l’aspetto tecnico.
Per fortuna grazie anche a questo ritorno sulle scene dei Nuclear Assault il futuro del Thrash appare sempre più roseo, spero davvero che presto il genere ritorni ad avere l’importanza che ha avuto un paio di decenni fa, intanto accaparratevi questo live, la sua potenza e la sua intelligente spensieratezza vi contagerà di sicuro.

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