Recensione: Alive at the Dynamo
Tante sono state le testimonianze live che hanno lasciato il segno alimentando la storia della musica estrema on stage. Come possa Alive at the Dynamo, live di sole quattro canzoni, essere degno di mirata attenzione critica è presto detto.
15 maggio 1989 – Eindhoven (HOL)
Tanti di noi – a parte chi c’è stato naturalmente – non possono immaginare quali potessero essere le sensazioni del presenziare ad un live thrash al Dynamo Open Air Festival. Sensazioni di devastazione sonora, deflagrazione portata ai massimi livelli concepibili ed energia irradiata senza controllo che si trasmette di fan in fan tra un pogo e uno stage diving. Un luogo che non rappresentava soltanto il ritrovo per un concerto, ma un “habitat” carico di sincero stile di vita che ha fatto scuola sul finire degli anni 80. Momenti unici che valorizzavano modus vivendi sinceri ed irripetibili.
Thrash miscelato con estrema spontaneità alle componenti meglio ispirate della scena hardcore americana e una attitudine on stage che verrà invidiata dai più nel corso degli anni sono i cardini di questa energica performance. Phil Rind e soci hanno saputo come pochi mettere sul piatto della bilancia una prova capace di eguagliare il peso della storia live di ben altre famigerate band.
La setlist pesca da risorse limitate, ma di concentrata qualità: più precisamente da Ignorance, primo full-length della band uscito nel 1987 e dal successivo EP Surf Nicaragua.
Veniamo ai contenuti. Apre Surf Nicaragua masterpiece indiscusso e manifesto di uno dei thrash core meglio calibrati a livello di groove e refrain. Già dalle prime note vi sembrerà di essere schiacciati dal volume di potenza sonica che invaderà le mura domestiche proiettandovi tra la folla.
Il settaggio dei suoni è quanto di più adatto si potesse desiderare per un rendimento pressoché totale. Greg Hall alla batteria si conferma un picchiatore come pochi, il tocco del mastino si sente fin nelle minime sfibrature delle pelli ad alimentare ancora di più la già densa onda d’urto attivata dagli axemen. Una opener decisamente azzeccata.
Il passo successivo è Violent Solutions, canzone compresa nel full-length d’esordio Ignorance. Brano che riesce anche dal vivo a mettere in luce i caratteristici salti dal Bay Area al core senza perdere efficienza per strada.
Risultato che se ne evidenzia è il fatto che la band ha una abilità sempre fresca e rinnovabile nel sapersi giostrare tra le varie sfaccettature del famigerato sound americano. Le parti soliste sono inoltre eseguite a distinto grado tecnico.
Onore alla memoria sabbathiana con War Pigs. Il brano tratto dal masterpiece settantiano Paranoid è una scelta che coinvolge il pubblico e che, nell’interpretazione, ne esce rivisitata discretamente.
Ed è l’opener di Ignorance Death Squad a chiudere la ridotta setlist giornaliera. E qui inchino. I quattro di Phoenix ormai trasudano madidi la loro energia che sgretola centinaia di ossa in un coinvolgimento da pogo irrefrenabile, zero inflessioni, infinita veemenza. Fortunato chi c’è stato.
Il tutto scorre troppo veloce, nella stessa maniera in cui questo fottuto tempo si è portato via veloce la memoria e le chance di molti validi gruppi underground. Con un pizzico di fortuna in più credo avrebbero regalato a molta più utenza la sensazione che non c’erano solo gli dei del thrash a dettare legge, ma che sotto sotto, in qualche garage, si celava un tesoro artistico che non avrà pari, tanto in studio quanto in live. Speriamo di non commettere nuovamente gli stessi errori in futuro.
Nicola “nik76” Furlan
Tracklist:
01 Surf Nicaragua
02 Violent Solutions
03 War Pigs
04 Death Squad