Recensione: All Around The World
Pur non godendo della stessa fama di altri gruppi come Europe, TNT o Hanoi Rocks, gli svedesi Bai Bang sono uno tra i tanti gruppi che negli anni ’80 hanno consolidato lo status di grande fucina di talenti della Scandinavia. 25 anni sono passati dalla pubblicazione dell’album di debutto “Enemy Lines”: da allora i Bai Bang hanno centellinato le loro uscite, che con l’ultimo “All Around the World”, edito a due anni di distanza dal buon “Livin’ My Dream”, toccano quota sette.
“All Around the World” è un disco molto scorrevole grazie anche alla lunghezza delle canzoni, che non arrivano mai ai quattro minuti. La partenza è veramente convincente: le melodie di “Everybody Everywhere” emergono prepotenti dalle casse, rivelando un anthem esaltante da cantare a squarciagola che non avrebbe faticato ad entrare nelle classifiche dei tardi anni ’80.
Già dall’opener si può capire lo stile dei Bai Bang: la band suona un hard rock molto vicino a quello dei Bon Jovi dell’epoca d’oro, all’insegna del divertimento e dell’esaltazione, senza pretendere di inserire elementi nuovi ed innovativi nel genere. I riff si fanno più taglienti in “Crazy”, mentre i ritmi presentati in “How About Now” sono molto più cadenzati del solito, ma la sostanza non cambia, pochi dischi riescono a rievocare i gloriosi anni tanto cari ad ogni amante dell’hard rock melodico con la stessa freschezza ed efficacia di “All Around the World”.
Ogni tanto fa capolino un sound un po’ più modernista, come nel caso dell’omonima “Bai Bang” (tra le migliori del disco) e della già citata “How About Now”, ma lo stile del gruppo risulta comunque inalterato. “Raise Your Hands” entra invece di diritto tra le canzoni hard rock migliori degli ultimi anni grazie soprattutto ad uno strepitoso ritornello da antologia, che si stampa immediatamente nella mente dell’ascoltatore. Seguono purtroppo due pezzi non proprio memorabili, “Summertime” e “Now You’re Gone”, abbastanza lontane dalla freschezza delle composizioni precedenti, ma la qualità torna subito a ottimi livelli con la title track “All Around the World”, dotata ancora una volta di un ritornello da urlare a pieni polmoni, chiaramente ispirato, tanto per cambiare, ai soliti Bon Jovi.
Si chiude con il brano più potente del lotto, “Get It On”, vicino in certi frangenti anche al metal classico, nonostante la classica atmosfera festosa.
A questo punto si direbbe che “All Around the World” possa essere considerato come uno dei migliori album di hard rock melodico degli ultimi anni e, in effetti, sembra che nulla manchi all’appello: cori esaltanti, melodie vivaci ed un lavoro di chitarra efficace, corredano ogni istante dell’ultima fatica dei Bai Bang. C’è però un aspetto, ignorato finora, che butta giù in modo considerevole la qualità complessiva dell’album, elemento che in questo genere non rappresenta esattamente un particolare trascurabile: la voce di Diddi Kastenholt.
La sua prova non è all’altezza della situazione: ad esempio sono numerose le stonature nella conclusiva “Get It On” e in “Now You’re Gone” giusto per citare gli episodi più eclatanti, ma in generale il disco è pieno di piccole imperfezioni.
Ad ogni modo l’efficacia delle canzoni impedisce di dare un voto penalizzante a “All Around the World”, ma il giudizio finale non rispecchia assolutamente il potenziale complessivo del disco.
Peccato perché poteva essere uno dei dischi più belli dello “scorso” 2013.
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