Recensione: All I Am
Ad una prima e rapida occhiata, il titolo “All I Am”, abbinato al monicker “Angelica”, potrebbe far sperare tutti i rockers devoti al White Metal più puro e di grande qualità, in un nuovo ritorno (di fatto già avvenuto proprio quest’anno con l’album “Without Words”), dell’omonimo gruppo guidato dal talentuoso chitarrista canadese Dennis Cameron.
Messo dunque da parte lo stupore che può aver colto di sorpresa tanti nostalgici (compreso il sottoscritto), bastano in realtà pochi istanti di attenzione in più per rendersi conto di essere di fronte al nuovo album solista della bella Angelica Rylin.
Consolidata, ormai da un decennio, come marchio di fabbrica dei The Murder Of My Sweet, questa brava cantante svedese arriva alla pubblicazione del secondo album del suo progetto personale nato nel 2013.
Pubblicato sempre sotto l’esperta guida della nostrana Frontiers Music, “All I Am” si presenta come un disco in cui potenza e melodia coesistono perfettamente: a dimostrarlo, con grande energia, è la piacevole “Calling”. Scelto come primo singolo, il brano in questione è un ottimo esempio di Hard Rock grintoso e moderno, realizzato ad arte per la potente e cristallina ugola della singer scandinava.
Nuove contaminazioni tipiche di un sound moderno non snaturano l’anima Rock della seguente “Beat Them All”, ancora contraddistinta da un refrain semplice ed orecchiabile.
La successiva “Addicted To You”, se da una parte contribuisce a rendere la proposta musicale di Angelica assai omogenea, dall’altra sembra, per ora, non voler lasciare spazio a sperimentazioni, rendendo dunque il tutto piuttosto prevedibile. In ogni caso, anche in questa occasione, un ritornello melodico e d’impatto riesce a risolvere la situazione in modo ottimale.
Decisamente più ispirata risulta invece essere “I’m Sorry”, le cui sognanti atmosfere elettro acustiche la rendono uno dei migliori momenti dell’intero platter.
La componente elettronica dei primi brani sembra voler cedere di nuovo il passo ad un approccio stilistico più classico: sulla scia della traccia precedente, “Time And Space” mette dunque ancora in risalto lo spirito più romantico del gruppo scandinavo, che sembra aver mutato pelle anche nella bellissima “Don’t Say Goodbye”.
La melodia regna ancora sovrana nelle note di “Still Bleeding”, alla quale segue la ugualmente intensa “Living On High Hopes”.
L’altrettanto melodica “A Pounding Heart” inaugura l’ultima parte del disco, ormai, in verità, totalmente asservito dalla svolta “patinata” operata da Angelica e dala sua band.
La successive “Angel” e “Time To Go Home”, per quanto piacevoli, non aggiungono nulla di particolarmente esaltante a quanto ascoltato.
In conclusione, “All I Am” è un album in grado di regalare alcune forti emozioni, senza però riuscire ad essere costantemente incisivo a causa della sua eccessiva staticità di fondo che ne limita un po’ l’efficacia complessiva.