Recensione: All Is One
A volte capita di rimanere colpiti da una bellissima copertina e il primo pensiero che corre veloce nella mente è: chissà se la musica lo sarà altrettanto? Osservate la copertina dell’album, è meravigliosa, non ci sono dubbi, credete che il contenuto del lussuosissimo LP/CD possa eguagliare tanto splendore? Ebbene sì, sembra impossibile ma sfiora tale magnificenza. I Motorpsycho nel giro di tre anni completano la trilogia e dopo The Tower e The Crucible arrivano al terzo capitolo, dimostrando un eclettismo straordinario e una grande capacità di apprendere e migliorarsi nel tempo. The All Is One è un lungo viaggio verso luoghi diversi e a percorrerli ci muove una sana voglia di scoprire cosa nascondono in profondità.
La prima traccia The All Is One è pura energia prog/rock ricca di mille sfaccettature, mentre The Same Old Rock continua il viaggio prog/seventies filando anch’essa dritta e roboante. Con la meravigliosa The Magpie rallentiamo la corsa e la sognante Delusion ci prepara a cambiare percorso, ma in quale direzione? Ovviamente verso la suite N.O.X. divisa in 5 parti, 42 minuti di alchimie di suoni e sinfonie libere da regole ferree, trasportati con naturalezza all’interno di una lunga “estasi sonora”. Riprendiamo la via tornando al prog settantiano deliziosamente dominante della psichedelica Dreams of Fancy, poi gustiamo la ballad The dowser ed infine la trascinante Like Crome.
King Crimson, Beatles, Deep Purple e Motorpsycho; questo l’insieme per descrivere un lungo bellissimo viaggio, fatto di diversi momenti coesi ad arte. The All Is One si avvicina all’essenza di uno spartiacque, è una lezione su come fare del proprio meglio per sperimentare con successo grandi cose. Un lavoro complesso, ma di facile approccio, ti trasporta nella sua anima fatta di momenti intensi, di sperimentazione, di armonie e mai come in questo caso, una splendida cover descrive così bene il suo contenuto, lasciando spazio all’immaginazione di chi ascolta.
