Recensione: All Over You
E’ inutile girarci attorno: le all-female band sono sempre un qualcosa che per un motivo o per l’altro attira l’attenzione di un pubblico a maggioranza maschile come quello dell’hard rock e dell’heavy metal. Sarà per la rarità, in rapporto allo strapotere numerico delle all-male band, sarà per la bellezza, sempre valorizzata e mai “nascosta”, né da loro né dagli abili manager, di buona parte delle artiste che il mercato decide di promuovere, fatto sta che quattro o cinque belle ragazze in copertina, magari in pose ammiccanti, hanno già un primo motivo di interesse o quanto meno di distinzione rispetto a tanti altri colleghi. Se poi sono anche brave e credibili, beh il gioco è fatto.
Se guardiamo ai luccicanti anni ottanta, l’età d’oro del rock melodico, del class e dell’AOR, accanto a nomi di spicco come le heavy metal pioneer Girlschool oppure le Vixen e le Heart, ci si poteva imbattere anche in uno stuolo di amazzoni in solitaria come Lita Ford, Doro, Wendy O. Williams e l’affascinante Robin Beck. Successivamente il fenomeno si è decisamente attenuato e se il pop è, da vent’anni a questa parte, pieno di reginette, oggi le maggiori presenze femminili nell’ambito del rock duro bazzicano perlopiù i territori del gothic e del power metal.
Le Barbe-Q-Barbies, direttamente dalla fredda Helsinki, paiono, viceversa volersi porre come un incrocio al femminile tra primi Ac/Dc e D-A-D, lo dicono il rifferama, quadrato, scarno ed essenziale, spesso in marcato stile Angus Young, lo dicono i suoni, minimali, analogici e rugginosi, e lo dicono pezzi brevi, diretti e pervasi da un grande spirito rock ‘n’ roll. “All Over You” costituisce il loro debutto, ma non si tratta di un album nuovo, infatti una sua prima release risale al 2010, senza tuttavia poter vantare grande disponibilità di mezzi e distribuzione.
Le cinque belle scandinave ci riprovano, dunque, due anni più tardi rimettendo in pista proprio il disco d’esordio con l’assistenza della Sound Of Finland e, rispetto alle foto più datate presenti sul loro sito, il restyling operato dagli esperti di marketing risulta evidente sin dal primo sguardo. Una metamorfosi che le ha fatte passare, in un batter d’occhio, da un look “alternativo” a base di pantaloni di pelle e giacchetti in jeans a foto promozionali in cui appaiono tutte di bianco vestite e tirare a lucido come quasi nemmeno le Pussycat Dolls. Ok, vi chiederete, ma la musica com’è?
“Spell” parte bene con un riff dal mood danzereccio a metà strada tra gli Ac/Dc di “Big Gun” e il Sammy Hagar della mitica “I Can’t Drive 55”, la voce della bellissima Niki mostra immediatamente di non poter (ma probabilmente nemmeno voler) graffiare come quella di Bon Scott e men che meno come quella di Brian Johnson, ma piuttosto di volerci irretire con il timbro ambiguo, le urla selvagge e i sensuali sospiri. Un cantato che in più di un’occasione finisce per solcare lidi maggiormente affini a certo glam/sleaze che si respira, peraltro, a pieni polmoni nei cori allegri e saltellanti di ispirazione tipicamente Tigertailz/Hardcore Superstar della successiva “New Direction”, altro episodio decisamente convincente.
“Wig-Wam Bam” è una cover dei Sweet, una sorta di pietra angolare per i glamster di tutto il mondo, tuttavia la versione delle Barbies, potabile ma priva dello spirito gaio ed ammiccante proprio dell’originale non riesce a bissarne la riuscita. Molto meglio la seguente “Twisted Little Sister”, a prima vista un titolo un programma, eppure le similitudini con il gruppo di Dee Snider e Jay Jay French si fermano, tutto sommato lì; belli ed efficaci riff (in Billy Duffy-trip!) e melodia, ma a convincere è il piglio generale, quello che ti fa battere il piede a tempo e canticchiare sottovoce mentre lavori al pc. “Aggression” tiene fede al proprio titolo e si configura come un vero e proprio assalto: le chitarre di Kaisa ed Ekkis tagliano l’aria come in nessuna delle altre tracce e anche le vocals si fanno più ficcanti, peccato si tratti di un unicum all’interno di un album giocato complessivamente su toni più blandi.
Di nuovo glam a volontà, dinamico e ballabile nell’orecchiabilissima “My Salvation”, mentre un riff sferragliante ci catapulta nel bel mezzo di “Rockstar”, un pezzo che è esattamente come il titolo suggerisce: semplice, scorrevole e 100% rock ‘n’ roll. La successiva “Don’t Look At Me” si regge su un giro che richiama alla memoria i The Cult di “Electric”, mentre “Dedication For A Friend”, leggera e scanzonata, vagamente Queen, forse avrebbe tratto giovamento dalla presenza di una voce più tosta e rude a dare un surplus di energia.
Molto più decise e riuscite “Escort” e la title track, la prima con un riff metallizzato più Airbourne che Ac/Dc (quando si dice “più realisti del re”..), la seconda a mezza via tra la celebre “Kickstart My Heart” dei Mötley Crüe e i The Cult di fine anni ’80. Chiude “Rock ‘n’ Roll”, non una cover dei Led Zeppelin, ma una gradevolissima dichiarazione d’amore per un genere musciale e uno stile di vita, colma di vibrazioni positive e valorizzata da un bel retrogusto fine 60’s/inizio 70’s (Elvis, Rolling Stones) che dona maggiore varietà ad una tracklist impostata attorno a coordinate che lasciano poco spazio a sperimentazioni o voli pindarici.
Se cercate metal d’avanguardia, se siete dei fanatici delle novità a tutti i costi e non vedete di buon occhio l’ennesima band che ricicla idee e riff provenienti dall’Australia di quarant’anni fa, non è certo il disco che state cercando, se invece siete dei devoti degli Young Brothers from Melbourne, potreste trovare pane per i vostri denti. Per quanto, a proposito di Ac/Dc-clones, gli Airbourne siano in ogni caso di un altro livello.
Stefano Burini
Discutine sul forum!
Tracklist
01. Spell 03:39
02. New Direction 03:05
03. Wig Wam Bam 02:39 (Sweet Cover)
04. Twisted Little Sister 03:34
05. Aggression 02:21
06. My Salvation 03:46
07. Rockstar 03:41
08. Don’t Look At Me 04:08
09. Dedication For A Friend 02:49
10. Escort 03:12
11. All Over You 03:44
12. Rock ‘n’ Roll 03:17
Line Up
Niki – Voce
Kaisa – Chitarra
Ekkis – Chitarra
Minttu – Basso
Niina – Batteria, seconda voce