Recensione: All Paths Lead To Death EP
Ep assai corposo per gli statunitensi Amiensus, la cui durata raggiunge quasi la mezz’ora, facendo seguito a due full-length, ad alcuni singoli ed Ep alla spicciolata. Brani ragionati i loro, intrisi di un trasporto ed emotività che ricorda alcuni progetti conterranei degli artisti (vedi Agalloch).
Unitamente a tutto ciò, c’è un chiaro richiamo anche al progressive e ad alcune ambientazioni di matrice norvegese. Brani tecnicamente ben suonati, in cui i crescendo strumentali vengono intervallati da un comparto vocale a tratti più pulito e malleabile. Sogni che diventano fuoco nel gelo di una foresta d’inverno, immagini che riscaldano il cuore e che illuminano di rossi bagliori tetre paure.
L’Ep non ha mai una vera e propria dimensione corrucciata, passando ad esempio da un’epica intensa in ‘Gehenna’ a un’angosciante turbinio in ‘Mouth of the Abyss’. Elementi poi si intrecciano e alternano seguendo un ideale percorso che ci è famigliare, ma non per questo meno emozionante.
‘Prophecy’ è l’ideale punto di incontro tra estremismo e soffici armonie, aria che avidamente respiriamo e ci regala una serenità inaspettata. Pezzi che troviamo nel complesso incisivi e passionali, mai fini a se stessi o schiavi della tecnica. Crediamo che manchi quell’ingrediente che renda la band distinguibile dalle altre, un lapillo che oggettivamente oggi manca, ma che pensiamo possa essere nelle corde degli Amiensus. La loro proposta è decisamente matura, consapevole, supportata da competenza e da una produzione egregia, resta quel passo in avanti ancora da fare. Tutto ciò non deve oscurare comunque ciò che di buono i brani ci trasmettono. Attendiamo allora un full-length, da una realtà da cui ci aspettiamo ancora cose.
Stefano “Thiess” Santamaria